Ebbi tutto il tempo per pensare che forse non era il caso usare anche quella sera la metropolvere. Da qualche tempo probabilmente non c'era anima nel palazzo che ci avesse visto uscire di sera, eppure spesso l'appartamento era vuoto. Una bella uscita dalla porta di ingresso avrebbe dato quell'aria di normalità alla nostra apparenza. Quando Scarlett mi raggiunse in soggiorno mi voltai, senza rispondere al suo commento sul ritardo, sapeva benissimo che per me più si rimandava quel tedioso spreco di tempo tra chiacchiere e musica e meglio era. Lasciai andare la mia attenzione, piuttosto, su di lei. Come sempre, mi era difficile concentrarmi su altro quando potevo guardare Scarlett. I miei occhi percorsero senza finta discrezione il corpo di lei, per poi finire a guardarla in viso. Quella visione sarebbe stata disponibile a chissà quanta gente, quella sera..una ventina, trentina, quarantina di uomini e donne l'avrebbero fissata desiderosi, ammaliati, invidiosi ed eccitati. Non lo sopportavo ma questo mi imponeva la mia copertura. La dannata vita mondana.
Annuii e presi la porta, lasciandola aperta per far passare prima lei. Era un'abitudine; mi piaceva sentire il suo profumo mentre mi sorpassava.
La metropolvere era installata in un vecchio palazzo abbandonato, poco più di una vecchia catapecchia dall'aspetto di un condominio di anni '30. Raro da vedere nel centro di Londra e anche squallido, di sicuro non una meta per turisti e cittadini in cerca di locali interessanti dove uscire. Era abbastanza vicina dal luogo dell'appuntamento. Ci bastò attraversare una delle strette vie di Covent Garden per giungere davanti al
White Lion . Erano già arrivati tutti, in gruppetto a lato del pub chiacchieravano tra loro.
Sette, nove con me e Scarlett.
Ovviamente
Jason e Kristen erano vicini, lui con il braccio perennemente sulle spalle della moglie. Persino a lavoro a volte li vedevo andare in giro così, quasi fosse una maledizione che li tenesse incollati. Due credenti nell'Amore vero, entusiasti del loro piccolo figlioletto in arrivo. La notizia girava per il dipartimento da circa due settimane e le segretarie ancora non si erano stufate di parlarne. Jason probabilmente era quanto di più vicino avevo a lavoro, dopotutto ero costretto a passarci la maggior parte del tempo. Il bello di lui era che era sempre talmente impegnato a parlare di Kristen e di quanto sono felici insieme che non si perdeva a domandarmi dettagli sulla mia vita, il che rendeva tutto più facile per me. Erano i più grandi del gruppo, lei aveva la mia età e lui aveva quarantadue anni.
In scala di gradimento, per quanto li potessi gradire, c'erano i fedeli amichetti:
Leyla e Carl..mi dicevano che si vedeva lontano un miglio che lei fosse innamorata di lui. Forse mi interessava troppo poco per metterci l'attenzione necessaria a notarlo. Entrambi erano dipendenti del Ministero ma all'Ufficio Trasporto Magico.
Simon invece era un Auror. Passava il suo intero tempo libero a cercare di portarsi a letto più donne possibili. Proprio al nostro arrivo stava già tentando un approccio con un paio di biondine in abiti succinti, davanti al locale. Mi chiesi se stavolta fosse stato attento a scegliersele maggiorenni. Si era portato dietro come spalla proprio
Francis, l'esperto babbanologo, troppo inquietante nei modi per avere effettivo successo con qualsiasi ragazza. Infine c'era la sorella di Francis,
Rita. L'infanzia difficile dei due sembrava aver influenzato solo Francis ma era visibilissimo anche in lei. Aveva un disperato bisogno di attenzioni paterne che sfogava nel cercare costante contatto fisico con qualsiasi uomo che le si parasse davanti. Era un po' come un Simon al femminile -infatti erano andati a letto insieme più di una volta, credo- ma molto più tossica. Finché si portava dietro Leyla per andare a caccia di uomini, poteva anche andare..il brutto era che ultimamente si era particolarmente attaccata a Scarlett e la cosa non mi piaceva. Anche Rita era un'Auror, nonostante fosse giovanissima. L'avevano presa per il suo acume e l'ottimo istinto nelle indagini. A me non era mai sembrata troppo furba. Dopotutto mi aveva avuto attorno per più di due anni ormai e sembrava che non sospettasse neanche lontanamente che quel socievole ragazzo che abbraccia e sfiorava maliziosamente in ogni occasione che le si presentava fosse un omicida seriale. Allo stesso modo, stava sempre ad attaccare bottone con Scarlett, parlando di questa o quella cretinata, senza sapere che anche lei era un'assassina. L'ottusità in genere mi infastidiva ma in quel caso era un bene perché giocava a mio favore.
« Non vogliamo sapere perché siete in ritardo» esclamò Jason con un sorriso raggiante, prima di ricevere un colpetto sul petto da sua moglie, rassegnata. Allargai le braccia stirando un'espressione divertita
« Magari, Jay. E' solo Scarlett che ci mette tre ore a prepararsi» risposi nel tono più ovvio che riuscii ad improvvisare. Sapevo che gli scherzosi commenti erano parte del codice di normalità di un uomo; ancora più credibili se latentemente maschilisti. Mentre ci avvicinavamo, Carl si girò e con un cenno del capo mi salutò. Risposi alzando appena la mano e rivolgendogli un sorriso tranquillo. Ci fermammo assieme agli altri e Rita mi gettò le sue scheletriche braccia al collo, come al solito.
« Dio, quanto siete belli!» cinguettò premendosi contro il mio petto prima di staccarsi e andare ad abbracciare Scarlett.
Con una stretta di mani abituale, salutai Jason e strinsi appena l'occhio verso Leyla, che rispose con un cenno allegro della mano. Il suo sorriso si fece più debole quando vide Carl squadrare Scarlett con evidente attrazione. Io non ci prestai troppa attenzione, ricordai bene il mio ruolo..non includeva l'attaccare un membro del gruppo.
Avevo anche io le mie regole.
Leyla e Rita presero a chiacchierare con Scarlett, entrambe evidentemente in cerca della sua attenzione, l'una più palesemente, l'altra con un minimo di dignità.
« Allora?? Serata babbana stasera, sono quasi emozionata!» commentò in un sussurro Kristen. Sbuffai un sorriso e annuii nonostante per me non fosse assolutamente una novità. Ci vivevo, in un palazzo di babbani.