rage controls you both.

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noah×
view post Posted on 22/10/2011, 11:03     +1   -1




Il profilo classico dell'omicida è un uomo solitario, schivo e tendenzialmente asociale. La mia priorità è sempre stata nascondere chi sono, ergo: mescolarmi ad attività ricreative sociali è una precauzione che ho sempre dovuto prendere, fingendo ovviamente di divertirmi. Da quando ero ancora ad Hogwarts imparai ad apparire tediato dallo studio e impaziente di svagarmi con i miei compagni o con qualche ragazza. Notavo altri ragazzi che manifestavano nostalgia per la loro famiglia, così mi impegnai anche io a scrivere lettere affettuose per i miei genitori. E' questo che ci si aspetta da una persona normale.
In ambiente di lavoro non feci che applicare la stessa tecnica; visitavo i miei un paio di volte al mese, circa tutti mi conoscevanoi come un uomo allegro ed estroverso, sempre pronto ad uscire e passare anche tutta la notte nei locali più quotati di Londra. Pareva che come copertura funzionasse abbastanza bene, così decisi di lasciare quell'apparenza.

Quello che non mi aspettavo era che una persona finisse nella mia routine, non quella pubblica a tutti coloro che mi conoscevano -la mia maschera- ma quella reale. Scarlett era l'unica a vedermi per quello che ero e ora che viveva con me era inevitabile che entrasse a far parte della mia vita di finzione. Era la mia ragazza, per questo era richiesta anche a lei la convenzione sociale di presentarsi alle uscite di gruppo. Dopo poche serate insieme, già aveva conquistato tutti..ovviamente per gli uomini del gruppo non ci era voluto niente, ma perfino le ragazze, compagne di alcuni del gruppo, sembravano pendere dalle labbra di Scarlett. Quando voleva, e a volte anche quando non voleva, era come una calamita naturale..chiunque le stesse vicino non poteva fare a meno di rimanere ammaliato dalla sua presenza.

11.30 pm. Sera annuvolata, più da chiudersi in qualche locale rispetto a passeggiare all'aria aperta.

Piegati i lembi della camicia nera dentro i jeans scuri che avevo portato durante il giorno, lasciai invece il colletto libero, senza allacciare gli ultimi due bottoni. La giornata di lavoro era stata piuttosto intensa ma era l'ultima della settimana, quindi una delle classiche uscite di gruppo era d'obbligo. Scarlett si stava finendo di preparare, io una volta messa la giacca di pelle mi limitai ad aspettarla in soggiorno. Eravamo già in ritardo, andare anche a controllare a che punto non era il caso, rischiavo di rispogliarla e costringerla a rivestirsi da capo.
Controllai la presenza della bacchetta nella tasca interna della mia giacca mentre attraversavo la stanza fino a fermarmi davanti al caminetto. C'era abbastanza polvere per entrambi.
Il mio sguardo viaggio apparentemente calmo attraverso la stanza. Come un predatore ansioso di mangiare, mi rendevo conto di essere in attesa di una preda da fin troppo tempo. Erano almeno due settimane che non sentivo un corpo contorcersi con le ultime forze sotto la mia sete di uccidere. Mi ritrovai a guardare fisso il grande disegno del Tower Bridge..pensando che un'altra anima avrebbe presto dovuto raggiungere le altre. Chi sarebbe stato il fortunato o la fortunata, ancora non lo sapevo..ma c'è una cosa che mi piaceva sinceramente di questi eventi. Erano ottime occasioni per trovare probabili candidati.
 
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Scarlett ~
view post Posted on 22/10/2011, 11:45     +1   -1




Cambiare vita non era un passo facile per nessuno, nemmeno per persone dotate di un forte senso dell'adattamento. Risultava impegnativo perfino per coloro che avevano passato una vita intera mentendo al mondo ed al fato, ingannando se stessi e chiunque avesse intorno; trovare un perfetto ed incredibilmente stabile equilibrio, in questo fatidico nuovo inizio, era poi a dir poco impensabile. Era una possibilità che spesso rimaneva tale senza riuscire a concretizzarsi.. ma, raramente, accadeva che tutto questo diveniva pura e semplice realtà. L'eccezione che confermava la regola ero, ad esempio, io. Avevo passato una vita intera senza sapere chi fossi, indossando maschere ed identità rubandole ad altre persone o più semplicemente inventandole di sana pianta con l'unico ausilio della mia mente malata. Avevo trovato immensamente appagante il non dover mai rendere conto a nessuno di chi fossi o di cosa facessi, ma adesso che il mio nuovo inizio mi aveva trascinata con sè, mi sembrava assurdo aver vissuto in quel modo. Mi ero legata indissolubilmente ad un uomo pericoloso, un uomo che per me non era altro che sinonimo di morte. Non ne avevo mai avuto paura e, paradossalmente, lui mi aveva donato una vita che non avevo mai avuto. Cosa fossimo realmente non lo saprei dire neanche io: fidanzati era riduttivo e talvolta offensivo, amanti riduttivo. Erano ormai passati mesi da quando vivevamo insieme e, se non fossimo stati due assassini psicopatici, saremmo stati una normalissima coppia.. certo era che associare quell'aggettivo ad uno di noi era ridicolo.

In piedi di fronte ad un vetro appannato dal vapore acqueo, asciugavo i miei capelli con metodi assolutamente babbani: avevo imparato che meno usavo la magia lasciando mie orme in giro, meglio era. Morbide onde corvine mi accarezzavano il profilo del volto per poi ricadere sulle spalle e lungo la schiena. Mi truccai appena, lasciando che la bellezza naturale del mio volto risplendesse senza costrizione alcuna: il trucco nero ed il rossetto scarlatto li riservavo unicamente per un altro genere di occasioni, ben più importanti. Uscii dal bagno con passo rapido, raggiungendo in pochi istanti la camera da letto: sapevo che Noah mi stava aspettando in soggiorno già da un po' ma ero pur sempre una donna ed avevo bisogno dei miei tempi. Davanti all'armadio aperto, le mie dita carezzavano i vestiti che vedevo appesi mentre mi chiedevo cos'avrei dovuto indossare: era una semplice serata come tante altre con i suoi colleghi ed i suoi amici, non volevo apparire esagerata nè tantoneno passare inosservata. Alla fine, inaspettatamente, mi soffermai su un abito nero con dei dettagli nero e rossi: era molto discreto e sinceramente fuori dal mio stile, ma sarebbe servito al mio scopo. Un paio di immancabili scarpe con il tacco ed ecco che fui pronta, senza dovermi dare neanche un'ultimo sguardo.

Perdona il ritardo.
Mi limitai a scandire, senza dare ulteriori spiegazioni. Mi fermai in piedi di fronte a lui, guardandolo negli occhi; se solo non fossero stati in ritardo avremmo di sicuro perso tempo in un altro modo. Cercai - inutilmente - di scacciare quei pensieri dalla mia testa, portando il mio sguardo sull'orologio a parete della cucina che riuscivo a intravedere.
Credo proprio che dobbiamo andare.
Convenni, un po' a malincuore.

click!
 
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noah×
view post Posted on 22/10/2011, 13:57     +1   -1




Ebbi tutto il tempo per pensare che forse non era il caso usare anche quella sera la metropolvere. Da qualche tempo probabilmente non c'era anima nel palazzo che ci avesse visto uscire di sera, eppure spesso l'appartamento era vuoto. Una bella uscita dalla porta di ingresso avrebbe dato quell'aria di normalità alla nostra apparenza. Quando Scarlett mi raggiunse in soggiorno mi voltai, senza rispondere al suo commento sul ritardo, sapeva benissimo che per me più si rimandava quel tedioso spreco di tempo tra chiacchiere e musica e meglio era. Lasciai andare la mia attenzione, piuttosto, su di lei. Come sempre, mi era difficile concentrarmi su altro quando potevo guardare Scarlett. I miei occhi percorsero senza finta discrezione il corpo di lei, per poi finire a guardarla in viso. Quella visione sarebbe stata disponibile a chissà quanta gente, quella sera..una ventina, trentina, quarantina di uomini e donne l'avrebbero fissata desiderosi, ammaliati, invidiosi ed eccitati. Non lo sopportavo ma questo mi imponeva la mia copertura. La dannata vita mondana.
Annuii e presi la porta, lasciandola aperta per far passare prima lei. Era un'abitudine; mi piaceva sentire il suo profumo mentre mi sorpassava.

La metropolvere era installata in un vecchio palazzo abbandonato, poco più di una vecchia catapecchia dall'aspetto di un condominio di anni '30. Raro da vedere nel centro di Londra e anche squallido, di sicuro non una meta per turisti e cittadini in cerca di locali interessanti dove uscire. Era abbastanza vicina dal luogo dell'appuntamento. Ci bastò attraversare una delle strette vie di Covent Garden per giungere davanti al White Lion . Erano già arrivati tutti, in gruppetto a lato del pub chiacchieravano tra loro.
Sette, nove con me e Scarlett.

Ovviamente Jason e Kristen erano vicini, lui con il braccio perennemente sulle spalle della moglie. Persino a lavoro a volte li vedevo andare in giro così, quasi fosse una maledizione che li tenesse incollati. Due credenti nell'Amore vero, entusiasti del loro piccolo figlioletto in arrivo. La notizia girava per il dipartimento da circa due settimane e le segretarie ancora non si erano stufate di parlarne. Jason probabilmente era quanto di più vicino avevo a lavoro, dopotutto ero costretto a passarci la maggior parte del tempo. Il bello di lui era che era sempre talmente impegnato a parlare di Kristen e di quanto sono felici insieme che non si perdeva a domandarmi dettagli sulla mia vita, il che rendeva tutto più facile per me. Erano i più grandi del gruppo, lei aveva la mia età e lui aveva quarantadue anni.
In scala di gradimento, per quanto li potessi gradire, c'erano i fedeli amichetti:Leyla e Carl..mi dicevano che si vedeva lontano un miglio che lei fosse innamorata di lui. Forse mi interessava troppo poco per metterci l'attenzione necessaria a notarlo. Entrambi erano dipendenti del Ministero ma all'Ufficio Trasporto Magico. Simon invece era un Auror. Passava il suo intero tempo libero a cercare di portarsi a letto più donne possibili. Proprio al nostro arrivo stava già tentando un approccio con un paio di biondine in abiti succinti, davanti al locale. Mi chiesi se stavolta fosse stato attento a scegliersele maggiorenni. Si era portato dietro come spalla proprio Francis, l'esperto babbanologo, troppo inquietante nei modi per avere effettivo successo con qualsiasi ragazza. Infine c'era la sorella di Francis, Rita. L'infanzia difficile dei due sembrava aver influenzato solo Francis ma era visibilissimo anche in lei. Aveva un disperato bisogno di attenzioni paterne che sfogava nel cercare costante contatto fisico con qualsiasi uomo che le si parasse davanti. Era un po' come un Simon al femminile -infatti erano andati a letto insieme più di una volta, credo- ma molto più tossica. Finché si portava dietro Leyla per andare a caccia di uomini, poteva anche andare..il brutto era che ultimamente si era particolarmente attaccata a Scarlett e la cosa non mi piaceva. Anche Rita era un'Auror, nonostante fosse giovanissima. L'avevano presa per il suo acume e l'ottimo istinto nelle indagini. A me non era mai sembrata troppo furba. Dopotutto mi aveva avuto attorno per più di due anni ormai e sembrava che non sospettasse neanche lontanamente che quel socievole ragazzo che abbraccia e sfiorava maliziosamente in ogni occasione che le si presentava fosse un omicida seriale. Allo stesso modo, stava sempre ad attaccare bottone con Scarlett, parlando di questa o quella cretinata, senza sapere che anche lei era un'assassina. L'ottusità in genere mi infastidiva ma in quel caso era un bene perché giocava a mio favore.

« Non vogliamo sapere perché siete in ritardo» esclamò Jason con un sorriso raggiante, prima di ricevere un colpetto sul petto da sua moglie, rassegnata. Allargai le braccia stirando un'espressione divertita
« Magari, Jay. E' solo Scarlett che ci mette tre ore a prepararsi» risposi nel tono più ovvio che riuscii ad improvvisare. Sapevo che gli scherzosi commenti erano parte del codice di normalità di un uomo; ancora più credibili se latentemente maschilisti. Mentre ci avvicinavamo, Carl si girò e con un cenno del capo mi salutò. Risposi alzando appena la mano e rivolgendogli un sorriso tranquillo. Ci fermammo assieme agli altri e Rita mi gettò le sue scheletriche braccia al collo, come al solito.
« Dio, quanto siete belli!» cinguettò premendosi contro il mio petto prima di staccarsi e andare ad abbracciare Scarlett.
Con una stretta di mani abituale, salutai Jason e strinsi appena l'occhio verso Leyla, che rispose con un cenno allegro della mano. Il suo sorriso si fece più debole quando vide Carl squadrare Scarlett con evidente attrazione. Io non ci prestai troppa attenzione, ricordai bene il mio ruolo..non includeva l'attaccare un membro del gruppo.
Avevo anche io le mie regole.
Leyla e Rita presero a chiacchierare con Scarlett, entrambe evidentemente in cerca della sua attenzione, l'una più palesemente, l'altra con un minimo di dignità.
« Allora?? Serata babbana stasera, sono quasi emozionata!» commentò in un sussurro Kristen. Sbuffai un sorriso e annuii nonostante per me non fosse assolutamente una novità. Ci vivevo, in un palazzo di babbani.
 
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Scarlett ~
view post Posted on 22/10/2011, 14:43     +1   -1




In men che non si dica, ci ritrovammo praticamente accerchiati dalle persone con le quali stavano per trascorrere il resto della serata. Li avevo conosciuti circa un mese e mezzo prima durante una cena che era stata organizzata per festeggiare il compleanno di Leyla; da quanto mi era stato spiegato, loro erano gli "amici" di Noah e sebbene dubitassi ampiamente di poterli definire in quel modo, mi resi immediatamente conto che era solamente grazie a loro che la copertura poteva reggere più a lungo. In un primo momento le donne si erano dimostrate molto restie nei miei confronti, probabilmente perchè la mia bellezza spesso le faceva passare in secondo piano: l'unica a dimostrarsi disponibile e discretamente gentile nei miei confronti fin da subito era stata Kristen che, avendo un matrimonio stabile e sicuro, non aveva niente da temere. Erano bastate poi altre due uscite perchè perfino le altre ragazze si affezionassero a me: il mio fascino le aveva colpite dritte al cuore, facendo loro dimenticare l'invidia che avevano provato. Per quel che riguardava gli uomini, invece, non era stato necessario neanche rivolgere loro la parola perchè mi considerassero una di loro: vedevo il modo in cui mi guardavano, non avrebbero opposto resistenza a nessuno dei miei desideri. Avere un aspetto come il mio portava questo genere di benefici che, indubbiamente, mitigavano la fatica che comportava dover nascondere la propria natura agli occhi degli altri.

« Ieri ho conosciuto un uomo meraviglioso! »
Rita non aveva neanche bisogno di convenevoli: non c'era serata in cui non fosse lei a cominciare un discorso esponendoci le sue conquiste. Non era necessario domandare alcunchè: presto avrebbe cominciato a raccontare per filo e per segno ogni dettaglio, ed io sarei stata pronta a non ascoltarla.. al contrario di Leyla che, invece, rimaneva attenta ad ogni singola virgola.
« Si chiama Peter e lavora al Serraglio Stregato, anche se io l'ho conosciuto da tutt'altra parte e soprattutto per puro caso. »
Continuava a parlare, raccontando del modo in cui le si era avvicinato ed aveva attaccato bottone: ogni volta i dettagli iniziali cambiavano ma tutte le sue storie finivano con un rapporto sessuale ed un uomo che sparisce nel nulla. La cosa che mi sorprendeva di più era il fatto che tutto questo non fosse frustrante ai suoi occhi: o non si rendeva conto di essere solo un oggetto, oppure le andava bene così. Personalmente in passato ero stata solita uccidere tutti gli uomini dopo aver ottenuto ciò che desideravo.
« Ma sì, vedrai che ti cercherà sicuramente! »
Mi domandavo se Leyla credesse davvero agli incoraggiamenti che rivolgeva alla sua amica, oppure lo facesse per pura cortesia.
« Speriamo.. »
Rispose l'altra, con un filo di malinconia nella voce.
« Lo farà, giusto Scarlett? »
Guardai negli occhi le due ragazze: una mi guardava speranzosa, l'altra supplicandomi di darle ragione.
« Non ho dubbi in proposito. »
Sapevamo tutte e tre che non sarebbe mai accaduto, ma non avevo voglia di mettermi a discutere, così mi limitai a concordare con loro: in fondo era questo che facevano le persone normali, no?
Gettai uno sguardo verso Noah, seduto poco distante da me che discuteva amabilmente con il resto del gruppo sebbene gli uomini sembravano molto in difficoltà nel tenere gli occhi su di lui e non su di me. Eppure non stavo facendo proprio un bel niente, era questo il bello.
Ci raggiunse quello che doveva essere un cameriere con in mano un bloc notes ed una matita che solitamente risiedeva poggiata sopra il suo orecchio.
« Posso portarvi qualcosa? »
In un istante, afferrarono tutti i menù che se ne stavano impilati al centro del tavolo: abituati alle bevande magiche, non era mai facile per loro scegliere qualcosa che potesse piacergli. I gusti erano molto diversi e più di una volta avevano finito per sorseggiare appena il drink per poi lasciarlo praticamente intero: era uno spreco inutile.Io per fortuna avevo girovagato spesso tra i babbani e se c'era una cosa che conoscevo bene, era il loro alcol. Spesso lo preferivo addirittura al whisky incendiario, figurarsi.
« Un caipiroska alla fragola. »
Esordii io, portando i miei occhi sul ragazzo che rimase inebetito. Dovetti alzare il sopracciglio perchè lui si ricordasse che era lì per prendere le ordinazioni e non per guardarmi. Scrisse rapidamente, annotando un numero accanto l'ordinazione e poi portò lo sguardo sugli altri.
« Voi? »
Domandò dopo, portando lo sguardo sugli altri.
« Non saprei.. » Rita era incerta ed osservava la pagina dei drink con aria leggermente confusa.
« Per loro porti un Cosmopolitan ed un Long Island. » Intervenni: alla fine finivano sempre per dirmi qualcosa tipo "scegli per noi, sembri decisamente più ferrata sull'argomento", così per quella sera evitai la richiesta e saltai immediatamente alla conclusione. Sia Leyla che Rita annuirono, sorridenti e rilassate.
 
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noah×
view post Posted on 22/10/2011, 16:53     +1   -1





« E gli ho detto di andare a farsi fottere, che dovevo fare?! » concluse Simon battendo una mano al tavolo.
L'ennesima risata a cui mi unii mi portò a cercare con gli occhi Scarlett, anche lei impegnata in conversazioni tediose con Leyla, appresso alle idiozie di Rita.
« Ma perché, come hai risposto ieri a Brandocks? ..per un momento sembrava che lo volessi uccidere » rise Jeremy, attirando di nuovo la mia attenzione e costringendomi svogliatamente a reagire umanamente. Prima sbuffai un sorriso, scuotendo la testa come se avessi trovato le sue parole iperboliche. In realtà stavo veramente per uccidere il capo, il giorno prima. Mi ricordai, poi, che non potevo davanti a tutti, così avevo cambiato idea e mi ero limitato a rispondergli. Strinsi le labbra e alzai le spalle
«Aveva esagerato. Dire che siamo mani strappate alla pulizia dei campi di Quidditch? Passa tutti i giorni seduto su quel culone a firmare pratiche, neanche sa che vuol dire lavorare, ci manca solo che ci rimproveri dei minimi ritardi» risposi, alimentando la soddisfazione dei tre che infatti ridacchiarono compiaciuti.
All'arrivo della cameriera, Jeremy ficcò il naso nel menu che stava tenendo in mano Kristen, accanto a lui. Guardai il modo in cui teneva il braccio dietro di lei, sulla sedia. C'era un che di naturale, in quella posizione. Non la stava neanche toccando ma quel gesto appariva in qualche modo affettuoso. Era questa l'idea che dovevamo dare io e Scarlett? Coppia romantica e affettuosa? Perché no.
Mentre ordinava anche per Rita e Leyla, io poggiai la schiena e alzai il braccio destro, poggiandolo dietro Scarlett, sulla superficie dello schienale della panca. Fu un'operazione molto più tranquilla di quello per cui mi ero preparato. Non mi sembrò poi così strano.
« Per me Acquavi..auch! »
Simon diede una gomitata nelle costole a Carl prima che potesse finire di ordinare. Mi guardarono dopo, evidentemente indecisi, dato che non erano informati sui cocktail babbani, non quanto sembrava esserlo Scarlett.
« Francis..ci fidiamo di te » stirai un sorriso sornione e strizzai l'occhio in direzione del ragazzo. Il babbanologo della situazione sarebbe stato utile e lo fu, infatti ordinò per noi birre scure e per sé una chiara.
« Aah, tra poco si balla» esclamò raggiante Rita. Presto avrebbe preso Leyla e avrebbe coinvolto anche Scarlett in un pellegrinaggio attraverso il pub alla ricerca di individui da tirarsi sotto le lenzuola. Non mi piaceva affatto proprio per questo. Leyla la seguiva a ruota per ingelosire inutilmente Carl ma Scarlett non aveva motivo per essere coinvolta in quello stupido rito.
Chissà come faceva Jeremy a tenersi appiccicata Kristen in ogni secondo.
La cameriera era appena andata via quando tornò con due drink in mano.
« Questi ve li mandano i ragazzi al tavolo nell'angolo.» lasciò due coppette di vodka davanti a Rita e a Scarlett.
 
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Scarlett ~
view post Posted on 24/10/2011, 16:28     +1   -1




Vodka alla fragola.
Scelta un pochino scontata forse, ma mai sbagliata. Mi voltai verso il tavolo che ci veniva indicato e mi ritrovai ad osservare le figure di due ragazzi che potevano avere all'incirca la mia età - o che comunque non superavano i ventisei/ventisette anni. Avevano sguardi talmente pieni di vita da mettermi i brividi, ed i sorrisi sulle loro facce brillavano nella fioca luce del locale: mi balenò l'idea di ucciderli, di punirli per la gioia che stavano ingiustamente provando solamente perchè avevamo accettato ciò che ci avevano offerto. Ma farlo avrebbe voluto dire tradire Noah. Non tradire nel senso che comunemente si intende, più profondamente tradire la sua fiducia nei miei confronti: uccidere era qualcosa di molto più intimo perfino del sesso.
Respirando profondamente tornai a rivolgere lo sguardo verso Rita e Leyla: la prima era completamente rivolta verso i ragazzi di prima e qualcosa mi diceva che presto li avrebbe raggiunti senza pensarci sopra due volte - la seconda era leggermente sconfortata da quello che era accaduto; indubbiamente non era stato carino eslcuderla dall'offerta.
« Detesto la vodka alla fragola! » Eslcamai ad un certo punto. Era un'immensa bugia, ma visto che l'unico a sapere la verità era Noah, non mi feci problemi al riguardo. « Perchè non la prendi tu Ley? » Domandai, spingendo il bicchiere nella sua direzione. « E' sempre utile conoscere gli alcolici dei babbani: magari la prossima volta potrai ordinare senza il mio aiuto. » Detta così, in effetti la cosa sembrava piuttosto ragionevole.
« Ma io non so se.. »
« Oh, fai poche storie: bevi e basta. »
Intervenne Carl che probabilmente stava ascoltando la nostra conversazione dall'inizio; personalmente avrei ritenuto offensivo il tono della sua voce, ma visto che la ragazza a cui si era rivolto non battè ciglio, tutto andò liscio.
« E insomma, Scar.. » Solo Noah mi chiamava in quel modo, ma la voce che sibilò il mio nome apparteneva a qualcun altro: Simon. « Quand'è che lasci il nostro Noah? Lo sai che io ti aspetto a braccia aperte! »
Tutti scoppiarono a ridere, fatta eccezione per me, Noah, Jason e Kristen che rimanemmo decisamente seri - probabilmente più del dovuto. Mi sforzai di assumere un sorriso di circostanza per salvare la situazione.
« Temo allora che la tua attesa sarà infinita. »
Non c'era ilarità nella mia frase, ma solo una profonda ed assoluta fermezza.
« Oh, non ci giurerei.. »
Stava scherzando con il fuoco, non aveva neanche idea del guaio in cui si sarebbe cacciato se non avesse chiuso quella bocca. Il suo interesse nei miei confronti era stato palese fin dal primo istante, ma quelle battutine avrebbe davvero dovuto risparmiarsele: di certo non perchè creavano problemi a me, sia chiaro. La mia preoccupazione era il mio uomo.
 
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noah×
view post Posted on 24/10/2011, 23:03     +1   -1





Dapprima non diedi importanza ai due babbani che avevano offerto da bere a Rita e Scarlett, il fatto che uno dei due fissasse con particolare insistenza proprio Lei, non passò del tutto inosservato.
Mentre rifiutava da bere, lasciandolo a Leyla, arrivarono anche le nostre ordinazioni. Rita sembrava semplicemente deliziata..un locale interessante, musica, due ragazzi e due superalcolici a disposizione. Doveva sentirsi come mi sentivo io quando vedevo la vita di qualcuno svanirgli dagli occhi.
Mi ci volle tutto il mio ingegno per pensare a cosa avrebbe fatto il Noah che conoscevano i presenti al tavolo, esclusa Scarlett. Agii di conseguenza. Cinsi le spalle di quella che agli occhi di tutti era ''la mia ragazza'' con la tranquilla possessività che può avere un gioviale tipo pacifico ma che preferisce mettere subito limiti alla libertà altrui in quei casi. Alzai il mio boccale di birra scura verso i due ragazzi e con un sorriso eloquente feci per brindare a loro. Bevvi un sorso di quella piacevole bevanda, molto amara ma ricca di aroma.
« Eh già, lei è presa. Ma io accetto volentieri e saprò ripagarvi»
Rita sapeva scegliere le parole giuste per far apparire sugli uomini quell'ebete espressione incredula ed eccitata che ora balenava sui due ragazzi. Dopo essersi rivolta a loro si girò verso Scarlett
« In genere non sono molto per la quale con i babbani. Ma questi sono de-li-zio-si» cinguettò a bassa voce prima che Scarlett fosse chiamata da Simon. Tipico commento da lui, quello, ma non per questo mi piacque.
La reazione di risate di Carl, Leyla e Rita mi colse impreparato. Mi ero scordato per un momento di cos'avrebbe fatto Noah, collega di lavoro, amico e conoscente decennale di Simon. Quante false emozioni dovevo fingere di provare? Quale tipo di reazione avrebbe avuto una persona umana?
Ormai decisi di adattarmi all'espressione poco convinta di Jeremy e Kristen, un po' più leggera, però. Lo guardai con uno sbuffo scettico mentre Scarlett rispondeva. Stavolta alle parole di lei stirai un lieve sorriso distratto, che feci morire nel boccale di birra, prima di posare quest'ultimo sulla superficie del tavolo. Inspirai tra le labbra ancora bagnate, almeno finché non le feci incontrare tra loro per un breve istante. Il mio viso tornò rivolto verso Simon
Mantenere il controllo, mantenere il controllo. Seppure la mia espressione fosse ancora tranquilla e solo lievemente lasciasse trasparire un latente fastidio, sentivo di non avere più piena coscienza di cosa trapelasse dal mio sguardo.
« Che vorrebbe dire?» domandai affilando per un momento gli occhi nonostante continuassi a mantenere un sottile sorriso studiato per lasciare una blanda scherzosità alla situazione.
Sentivo lo sguardo della felice coppia sposata addosso, fu Kristen a parlare, la voce innaturalmente più allegra del solito. Batté una mano con l'altra e sorrise
«Abbiamo proprio voglia di ballare, vero amore? Chi viene con noi? »
Il suo tono obbligava tutti ad alzarsi per interrompere la conversazione attuale. Mi stupii di capire con tanta chiarezza un comportamento umano. Rita si alzò subito, portandosi dietro la vodka alla fragola. La sua manina scarna afferrò quella di Scarlett quasi con necessità.

«Noah te la posso rubare solo per un paio di balletti? Tanto a te fa schifo questa musica» la lasciai fare con un gesto tranquillo, in qualche modo qualsiasi posto era meglio che nella stessa zona di Simon. Non mi sentivo tranquillo, nel non potermi controllare al meglio, era di gran lunga migliore evitare del tutto il contatto.
«Chiedi a lei, non le devo dare il permesso » guardai Scarlett con un sorriso e un breve ammiccamento che lei sapeva per essere entrambi teatralizzati. Che non fossi tranquillo, pochi attimi prima, non era dominio di conoscenza della sola Kristen, dopotutto.
Finì che rimasi al tavolo con Francis. Leyla e Carl avevano seguito Simon verso il tavolo da biliardo, più nell'interno rispetto alla pista da ballo. Scarlett metteva in seria crisi di insicurezza le belle ragazze tra la folla che ballava e Rita si lasciava andare ai limiti dell'indecenza, attirandosi addosso le attenzioni dei due babbani che le avevano offerto da bere. Notai Simon avvicinarsi alle due e ballare anche lui, tenendosi piuttosto lontano dapprima, ma poi sempre più vicino guarda caso proprio a Scarlett.
Dovevo mantenere il controllo. Noah era un tipo allegro, tranquillo, amichevole. Non potevo uscire dal personaggio. C'era anche un motivo più profondo..avevo giurato a me stesso che i miei istinti sarebbero rimasti fuori dal gruppo sociale in cui ero stato coinvolto. Loro non avrebbero mai conosciuto la belva in me, erano salvi dal mio bisogno di uccidere perché avevo bisogno della loro copertura.
Era stato così facile fino a quel momento, dunque cos'era quella rabbia che mi montava dentro nel vederlo ballare vicino a Lei?
Scambiai qualche parola con Francis, finii la mia birra e tra una chiacchiera e l'altra, per lo più riguardo l'ultimo caso che avevamo esaminato a lavoro, riportai gli occhi sulla pista e non vidi che Rita con i due ragazzi babbani di prima. Entrambi le stavano attaccati, uno dietro le spalle e l'altro di fronte, lei ballava disinibita strusciandosi equamente, per non lasciare insoddisfatto nessuno dei due. Abbandonai la vista ben poco stimolante della ninfomania di Rita e del delirio degli altri babbani che ballavano al centro del locale mentre una musica seguiva l'altra, sempre meno sopportabile alle mie orecchie. Un omicidio sarebbe passato così inosservato con tutto quel rumore, tutto quel caos..era l'unico pensiero divertente che mi era passato per la testa in tutta la sera.
Mentre Francis ancora parlava a ruota, cercai con gli occhi Scarlett. Ci misi un po' a vederla parlare con Simon, vicino al biliardo. Leyla e Carl stavano chiacchierando tra loro, divertiti, forse commentando la condotta di Rita. Simon, invece, stava forse cercando di spiegare dei metodi per tirare a biliardo, vecchia tecnica per entrare in contatto fisico con una donna.
Poteva sembrare tutto molto innocente e facile a lui, ma non mi sentivo affatto disponibile come sarebbe stato il suo amico Noah.
« Li raggiungiamo? » la voce di Francis mi distrasse, riportando il mio sguardo su quel pallido viso slavato. Annuii energicamente, abbassando gli angoli della bocca in un'espressione soddisfatta
« Sì..forse riusciremo anche a parlare, laggiù » scherzai, dato che dalla nostra posizione per sentirsi era necessario urlare.
Attraversammo il locale per avvicinarci all'angolo del biliardo, i miei occhi si tennero su Scarlett e Simon
 
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Scarlett ~
view post Posted on 24/10/2011, 23:33     +1   -1




Era una vita che non andavo a ballare.. mi era capitato di partecipare a diversi balli scolastici durante gli anni che avevo trascorso ad Hogwarts: ricordo l'attesa, l'ansia, la scelta del vestito, la speranza di ricevere l'invito dalla persona giusta.. erano tutte sensazioni che avevo vissuto solamente quattro anni prima ma che mi sembravano talmente lontane nel tempo da non essere più nemmeno mie. Con nostalgia, lasciai che Rita mi trascinasse verso il centro della pista, sperando che questo non avrebbe fatto infuriare Noah: ero una donna libera, non potevo lasciare che condizionasse in questo modo la mia vita. La musica entrò in me, fragorosa e strisciante, nell'accumularsi di suoni e mani verso il cielo, tra alcol e movimenti più o meno sensuali. Intorno avevo persone che mi guardavano invidiose ed ammirate: sapevo come muovermi, l'avevo sempre saputo. I due ragazzi che ci avevano offerto da bere improvvisamente comparsero vicino a me e Rita, leggermente indecisi sul da farsi: guardandoli scrollai le spalle e sussurrai un "mi dispiace, sono impegnata" che correlai con il movimento del mio dito indice in direzione del tavolo cui era seduto Noah; solitamente non usavo mai quel genere di scusa, ma la situazione continuava a sembrarmi troppo delicata per voler rischiare con il fuoco: andare sul sicuro e sul banale, spesso era la soluzione migliore.. di sicuro, lo era in quel caso.
Lasciai così che fosse Rita a divertirsi con entrambi e qualcosa mi suggerì che in seguito mi avrebbe ringraziata per quel rifiuto: non capivo cosa ci provasse in tutto quello, ma vaghe rimembranze del mio passato affiorarono nella mia mente, impedendomi di esprimere un qualsivoglia commento negativo al riguardo.
« Non volevo offenderti, prima. »
Fastidiosa e pericolosa, la voce di Simon tornò nel mio campo uditivo: l'alto volume della musica lo obbligò ad avvicinarsi pericolosamente al mio orecchio per poter parlare con me; sentivo il suo alito sull'orecchio e sul collo e balenò nella mia mente l'immagine di me e lui, distesi tra calde lenzuola che presto si sarebbero imbevute del suo sangue. Mi voltai verso di lui, sorridendo come solo io sapevo fare.
« Non mi hai offesa, anzi.. sono lusingata. »
Il mio sguardo scivolò sul corpo dell'uomo che avevo di fronte, ma proprio nel momento in cui stavaoper avvicinarmi, incrociai il volto di Noah, poco lontano ed ancora seduto. Sbiancai appena, chiedendomi cosa diamine stessi facendo: ero impazzita, per caso?
« Cosa ne pensi se raggiungiamo gli altri laggiù? »
Mi chiese Simon, al quale non era sfuggito l'accaduto. Mi limitai a rispondere con un breve cenno del capo, convincendomi che facendo due passi e spostandomi in un luogo con più luce, tutto sarebbe tornato al proprio posto.
« Ma.. »
« Non credo le interessi molto se ci allontaniamo. »
Rispose, notando la mia esitazione nel lasciare Rita da sola: a quanto pareva si stava proprio divertendo da matti, e chi eravamo noi per interromperla?
Raggiungemmo il tavolo da biliardo in pochi istanti, e subito il mio interlocutore si lanciò nella conversazione cominciata poco prima, con un tono di voce tale che nessuno dei presenti potesse udire anche solo una sillaba.
« Sei come una calamita, per me.. non so spiegarti l'effetto che mi fai. »
Non ero in imbarazzo, non era il primo che mi rivolgeva quel genere di parole, ma la situazione era delicatissima.
« Non credo ce ne sia bisogno.. »
Tentai di mitigare, spostandomi i capelli da un lato del capo e guardando verso il pavimento - cosa che non facevo praticamente mai.
« No invece sì, perchè è giusto che tu sappia che.. »
« Simon, basta. »
« No, io.. »
« Ho detto basta. »
L'autorità nella mia voce era palese: proprio in quel momento, Noah e Francis ci raggiunsero con un sorriso molto tirato e falso sul volto. Sapevo quanto lui fosse geloso, ma in quel momento l'unica cosa che mi domandavo era il perchè avessi provato quella sensazione nei confronti di quell'uomo che a malapena conoscevo. Era sbagliato, dannatamente sbagliato.
« La canzone non era un granchè. »
Commentai, rivolgendo un'occhiata ingenua verso i due che erano appena arrivati. Sapevo che a casa mi attendeva l'inferno: a Noah non sfuggiva mai nulla.
 
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noah×
view post Posted on 25/10/2011, 00:00     +1   -1




Mentre ci allontanavamo dal centro del locale, passando dietro grossi altoparlanti che emanavano le onde sonore, le voci delle persone nel locale si fecero più udibili. A me interessavano solo quelle di due persone.
La discussione tra Scarlett e Simon sembrava tutt'altro che riguardante il biliardo. L'immagine del ragazzo contorcersi sotto la mia bacchetta mi annebbiò la mente per un momento.
Controllo. Gruppo. Noah, Noah, Noah.
« giusto...sappia »
« Simon, basta. »
Il commento a tavola..quel sorrisetto strafottente alla mia domanda, il ballare con lei, chinarsi su di lei per parlarle e ora..questo?
« No, io.. »
« Ho detto basta. »
Qualcosa dentro di me urlava, urlava disperatamente e con una rabbia inaudita. Non era la gelosia per Simon che tentava di prendermi Scarlett da sotto il naso. Era il vero me che era spaventato dall'effetto che quella sensazione provocava sugli sforzi che avevo sempre fatto per sembrare normale. Li annientava e niente aveva più controllo. Ero me stesso..
Paradossale come non mi ricordai di essere il Noah di sempre ma mi rammentai che non si tira fuori una bacchetta in un locale babbano. Fu il mio pugno, infatti, a raggiungere lo zigomo destro di Simon con un colpo deciso e forte, causa del fatto che avevo percorso gli ultimi passi velocemente, dando quasi spinta a quel gesto istintivo.
Il commento di Scarlett fu interrotto proprio dal pugno che fece crollare Simon contro il tavolo da biliardo. Ignorai il dolore alle nocche, mi piaceva troppo pensare a quello che lui stava provando alla testa. Quando si voltò verso di me aveva il viso rosso e gli occhi sgranati, le labbra dischiuse e un rivolo di sangue che gli usciva dalle labbra.
Avevo rotto il patto con me stesso. Non avevo mantenuto il controllo.
Mai successo prima di quel momento e la spiegazione era una e una sola.
Mi aveva portato Lei a farlo.
Noah..il suo amico Noah..mi ripetevo in testa. Che avrebbe fatto un amico, in quella situazione?!
Finsi un'espressione improvvisamente sconvolta e confusa, guardai da lui a Leyla e Carl, poi Francis, disorientato come se non si fosse reso conto di che diavolo fosse successo. Presi spunto dalla sua espressione ebete.
« Io non..non so che mi abbia preso, Simon »
« Che cazzo ti è preso?! Te lo dico io. Non te ne è mai fregato niente di Scarlett, adesso ti sei svegliato perché hai visto sta nascendo qualcosa tra me e lei?»
tra l'alcool e l'orgoglio ferito, le parole di Simon uscirono in troppa quantità dalla sua boccaccia sanguinante.
Persi il controllo di nuovo, stavolta un'azzuffata in piena regola dove io avevo purtroppo la meglio, la mente fredda e l'esperienza in eventualità simili mi portavano ad avere riflessi più svelti di Simon, la sua rabbia era così umana da farlo agitare alla cieca. Pane per i miei denti. Due braccia possenti mi separarono dal corpo a terra di Simon, ancora scalciante. Guardai le mie stesse mani, mentre Jason mi strattonava indietro. Le nocche erano sbucciate e sanguinanti e ci misi un po' prima di sentire il fastidio al fianco dei pugni di Simon. Carl e Francis lo stavano rimettendo in piedi e frenando allo stesso tempo, perché sembrava che non volesse affatto smettere. Su questo eravamo d'accordo, almeno.
Jason annuì frettolosamente verso il gestore che si era avvicinato di tutta fretta con aria decisamente indisposta
« Ce ne andiamo.. » lo sentii rassicurare l'uomo, mentre ancora teneva le braccia incrociate sul mio petto e la mia vita. Per quegli istanti, i miei occhi non avevano lasciato quelli di Scarlett..immobile e vuoto.
Kristen le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla. Le disse qualcosa che non sentii, probabilmente lo stesso che mi stava dicendo Jason
« Andiamo, ti porto a casa.. Scarlett ti raggiungerà dopo, la accompagna Kris.»
Distolsi lo sguardo da Scarlett e lasciai che Jason mi portasse fuori, accompagnato dagli sguardi dei curiosi che avevano assistito alla scena.
Carl e Leyla avrebbero pensato a Simon, Francis avrebbe recuperato Rita e presto Kristen avrebbe riportato Scarlett nel mio appartamento.
***
« Avanti, non dire che non fa male..fino a qualche anno fa ho conosciuto anche io qualche rissa da bar»
« Non è niente » sospirai nell'attesa che Jason se ne andasse di casa. Il vero Noah stava lottando per uscire ma dovevo mantenerlo chiuso e nascosto per il momento. Rimasi seduto sul divano davanti al camino, con la mano destra tenevo un panno bagnato sulla sinistra, come comandato.
Prima sarebbe arrivata Kristen con Scarlett, prima lei e Jason se ne sarebbero andati. Aspettavo a momenti l'agognata vibrazione del caminetto.
 
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Scarlett ~
view post Posted on 25/10/2011, 14:06     +1   -1




L'irreparabile accadde in istanti brevi e frastagliati: d'improvviso Noah era su Simon e lo picchiava brutalmente come se fosse un qualunque uomo geloso della propria donna. Silenziosamente osservai la scena senza proferire parola, senza che il mio volto si deformasse in una qualunque espressione di paura, o sconcerto. Riuscivo ad essere incredibilmente cinica perfino di fronte ad una scena come quella: non so se fosse grazie alla mia mente assassina, o più semplicemente al'indifferenza che stavo provando, ma niente riusciva ad impressionarmi. Tutti si avventarono su di loro tentando di separarli come meglio possibile, attirando lo sguardo dei presenti circostanti.
Ero terribilmente seccata dall'attenzione che stavamo calamitando su di noi: tutti quei babbani preoccupati, tutti quegli occhi puntati su di noi.. che grossolano errore da parte di noi; stava mettendo a rischio la sua copertura ed era una cosa da stupidi.
« Devi essere molto scossa, che ne pensi se andiamo a farci una passeggiata nei dintorni? »
La voce di Kristen interruppe il flusso costante e perpetuo dei miei pensieri, dandomi modo di riportare l'attenzione sulla scena che continuava a svolgersi ridicolamente davanti ai miei occhi: li avevano separati finalmente, e adesso ci apprestavamo ad andarcene. Gli occhi di Noah erano puntati nei miei, severi e colmi di un'odio che non avevo mai visto rivolto nei miei confronti: mi faceva paura. Sembrava pronto ad uccidermi, sembrava che desse a me la colpa di quello che era accaduto.. ma io, davvero, c'entravo ben poco.
« Sì, io.. penso sia un'ottima idea. »
Risposi, voltandomi verso la donna: avevo bisogno di stare lontana da lui, volevo che si schiarisse le idee. Mi saprei saputa difendere, ma non volevo che quella serata finisse in maniera addirittura peggiore: saremmo stati da soli a casa, e lui sarebbe stato solamente Noah. L'assassino.

Il marciapiede sul quale camminavamo si perdeva ancora per diversi metri di fronte a noi, sinuoso e silenzioso. In giro non c'era quasi nessuno, fatta eccezione per qualche raro passante che si affettava a raggiungere una meta predestinata: il tempo preannunciava pioggia. Il rumore dei nostri tacchi eccheggiava sull'asfalto, ritmico e terribilmente fedele ai nostri movimenti.
« Tutto okay? »
Mi domandò la donna, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, indeciso sul da farsi e sul da dirsi. Probabilmente la trovava una situazione un filino imbarazzante, ma in fondo avevamo visto entrambe di peggio.
« Non è niente. »
Risposi.
Sperai silenziosamente che quella passeggiata non sarebbe mai finita e che il mio rientro in casa sarebbe stato rimandato ancora di qualche ora - per essere ottimisti. Ma sapevo che ci stavamo dirigendo verso casa, nella Londra babbana; camminavo lentamente e probabilmente era stato proprio quel dettaglio a far sospettare a Kristen che le cose non dovessero proprio essere così a posto come sostenevo.
« Sono cose che succedono, quando si ha una relazione fissa con un uomo che tiene a te. »
Dunque pensava che fossi turbata da ciò che era accaduto nel bar.. ma non sapeva che la mia più grande preoccupazione in quel momento era rivolta integralmente verso il futuro molto prossimo.
« Non ci sono abituata.. »
Finsi, un sorriso ingenuo.
« Sei ancora così giovane.. quanti anni hai detto di avere? »
« Ne ho appena compiuti ventuno. »
Il silenzio che seguì la mia risposta mi fece capire che la mente della donna stava probabilmente facendo dei calcoli molto semplici, una sottrazione necessaria in un momento come quello.
« C'è molta differenza d'età tra te e Noah. Mi chiedo se forse non sia stata proprio questa la causa scatenante: capisco che tu abbia ancora bisogno di determinate attenzioni ed un certo tipo di divertimento, mentre lui sia molto protettivo e riservato. »
Non aveva idea di quanto lo fosse, assolutamente.
Correvano esattamente quattordici anni tra noi, ma non era mai stato un problema per nessuno: il genere di vita che conducevamo e le abitudini che avevamo ci avevano uniti inesorabilmente e molto più profondamente di quanto si potesse pensare.
« Conviviamo già da quasi un anno, non è mai stato un problema. »
Era un'affermazione piuttosto convincente sebbene abbastanza flebile.
« Ne parlavo l'altro giorno con Jason: un uomo ad un certo punto arriva ad avere delle necessità ben precise.. non so, magari presto ti chiederà di sposarlo e di mettere su famiglia. »
Il solo pensiero mi sconvolgeva: era assurdo pensare a quanto poco ci conoscessero le persone che frequentavamo. Da piccola avevo spesso sognato di vivere in una casa nelle campagne inglesi, con un marito affascinante ed un paio di bambini che scorrazzavano rumorosi; indosso un semplice vestito dalla gonna ampia ed una torta a scaldare nel forno.
Ma poi gli anni erano passati, ed il peccato che aveva obliato la mia anima aveva scacciato ferocemente la vita che avevo immaginato per me fino a quel momento. Pensare che quell'uomo potesse essere Noah e che io potessi essere la Scarlett che sognavo un tempo, mi sembrava ridicolo.
« Sarai pronta? »
Quella domanda rimase sospesa nell'aria per qualche minuto.
« Sì. »
Risposi. 'Se non mi uccide stasera con le sue mani', aggiunsi mentalmente. Meglio non sottolineare quella particolare ipotesi.

« Siamo tornate! »
Aveva esclamato la donna che era con me non appena varcammo la soglia dell'appartamento: il suo tono era sereno e non sembrava neanche la stessa persona che mi aveva rivelato i suoi dubbi, pochi minuti prima.
Raggiungemmo il salotto e davanti trovammo i nostri rispettivi compagni, e l'atmosfera era tutt'altro che rilassata: avvertivo perfettamente la rabbia di Noah che risuonava sulle pareti.
 
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noah×
view post Posted on 25/10/2011, 18:57     +1   -1




Il ticchettio dei passi di Jack Russel si facevano sentire vispi e allegri attorno a me e Jason, in particolare su di lui.
« Non si stanca mai? E' esilarante, stavo pensando di regalarne uno simile a Kristen ma..»
Incredibile che tra tutti i pensieri che mi martellassero la testa riuscii ad ascoltarlo mentre blaterava di cani.
« Vuoi lui? » borbottai casuale, anche se trovavo perfettamente logico offrirglielo, se aveva comunque intenzione di comprarne uno. Dall'espressione stupita di Jason capii che non era convenzione sociale dare via il proprio cane. Buono a sapersi.
« Ma se è il tuo cane da quando ti conosco!»
« Scherzavo »
Jason ridacchiò, io fossi stato in lui non me la sarei bevuta, ma dopotutto non era un argomento particolarmente interessante da indagare.
«..e poi non avevo finito. Il fatto è che Kristen ha il terrore dei cani, soprattutto quelli piccoli»
La definizione di terrore per un uomo innocente, buona a sapersi anche questa. Così lontana dalla mia.
« Ah, allora vado a chiuderlo prima che arrivi. »
« No, dai Noah figurati!»
« La sera lo tengo chiuso comunque, non preoccuparti » mi alzai dopo quell'inutile scambio di convenevoli e feci per allontanarmi verso la cucina. Jack Russel dormiva nel balcone a cui si accedeva dalla porta finestra. Il cane mi seguì subito, desistendo dal continuare a dare attenzioni a Jason. Prima che oltrepassassi l'arcata della cucina, mi sentii richiamato dal mio 'amico'. Mi voltai mentre parlava.
« Ehi..avevi il tuo buon motivo per farlo, nessuno ti incolpa, capito? Simon non fa altro che tenere gli occhi addosso a Scarlett e a lavoro non sta zitto un attimo su voi due. Solo, Noah..ricordati che è un ragazzo.. »
In effetti Simon aveva neanche trent'anni, più vicino all'età di Scarlett che alla mia. Le sue parole mi avrebbero lasciato perfettamente indifferente, non fosse che mi aveva dato un minimo di sollievo.
La mia reazione era comunque stata socialmente accettata come normale e comprensibile.
L'avevano capita loro e io no. Paradossale, ma qualsiasi cosa andava bene finché giocava a mio favore.
« Ma errare è umano, e poi non era la prima volta che ti provocava »
Annuii con finta consapevolezza e accennai un sorriso accompagnato da un sospiro rassegnato
«Aah, di solito lo sopporto bene ma forse sono poco abituato a sopportare gli alcolici babbani »
considerai la risata di lui come la fine della conversazione e con un sorriso altrettanto divertito ma per nulla sentito, mi girai di nuovo. Lasciai Jack Russel nel balcone e richiusi la finestra. Neanche facendolo apposta avremmo avuto un tempismo più preciso; Kristen e Scarlett entrarono in quell'istante
« Siamo tornate! »
Attraversai la cucina e mi fermai con la spalla sinistra appoggiata all'arcata. Sorrisi fingendomi malinconico verso Kristen.
«Grandi e grossi e vi comportate come bambini.. » borbottò bonaria la donna, avvicinandosi a Jason e stampandogli un bacio sulla guancia.
Alzai il braccio destro e fermai la mano dietro la nuca, dovevo apparire a disagio, perché la coppia felice mi rivolse occhiate di incoraggiamento.
« Aah, vi lasciamo soli. Jason deve ancora leggersi due dei libri che gli ho regalato sulla paternità e se comincia troppo tardi non supera neanche un paio di pagine!»
dal tono sembrava che ci stesse aiutando a rompere il ghiaccio, lasciandoci soli. Lei e Jason si alzarono e si avviarono verso la porta continuando a blaterare tra loro in un battibecco amoroso. Probabilmente pensavano che una volta rimasti soli io e Scarlett avremmo chiarito e saremmo finiti a dirci tenerezze come loro due.
Se non avessi avuto dentro tutto quel nervosismo avrei trovato divertente la cosa.
Sorrisi, dissi qualche frase di commiato senza importanza, augurai un buon finesettimana anche a loro e chiusi personalmente la porta di casa. Li sentii scendere dalle scale mentre alzavo entrambe le braccia fino a pressare le mani contro quella superficie. Le nocche sporgenti non erano più rosse di sangue fresco ma ancora sbucciate.
Fissai la porta lignea per qualche attimo, cercando nel silenzio una risposta per quello che era successo quella sera. Non trovavo altra spiegazione..la causa di tutto era in quella stanza con me.
« Ti sei divertita stasera..? Era questo che volevi..? »
Mi girai solo allora e solo con il viso, cercando con gli occhi la figura di Scarlett.
 
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Scarlett ~
view post Posted on 25/10/2011, 20:08     +1   -1




Per la prima volta in vita mia desiderai che i nostri ospiti rimanessero ancora, ed ancora. Ma la mia speranza scomparve nel momento stesso in cui la porta si chiuse, sbattendo fragorosamente e rieccheggiando per tutte le scale. Mi voltai verso Noah, osservando le medicazioni poste sul tavolino: si era fatto male sul serio, a quanto pareva. Le sue parole arrivarono puntuali e pungenti, come veleno che strisciava in un invisibile filo che andava direttamente da lui, a me. Alzai gli occhi puntandoli verso di lui, dubbiosa.. stava veramente riversando su di me la colpa dell'accaduto? Eppure non ero certo stata io ad avventarmi su un mio collega di lavoro davanti a decine e decine di babbani - oltre che davanti agli amici. Lo guardai, molto perplessa, e decisi di non dare comunque peso a quello che mi stava dicendo - o almeno non per il momento.
Mi voltai dirigendomi verso la camera da letto: sapevo che la discussione non era finita lì, e che lui mi avrebbe seguita attendendo una mia risposta. Non capivo se gli piacesse litigare con me oppure aveva solamente bisogno di sfogare la mia rabbia, ma conoscevo a pieno l'indisposizione che nasceva in me nei suoi confronti. Senza fermarmi, ancor prima di mettere piede nella camera padronale, mi sfilai il vestito lasciandolo sul pavimento; la luce fioca accarezzava la mia pelle color della luna, infrangendosi lungo la cicatrice che avevo sul basso addome e sull'inchiostro nero dei miei tatuaggi di cui continuavo ad andare decisamente molto fiera.
"We will all laugh at gilded butterflies", sulla mia schiena, brillava poi di luce propria. Era un tatuaggio che avevo fatto quando avevo solamente quindici anni: era una frase del Re Lear - un'opera babbana che avevo apprezzato casualmente - che mi aveva colpita a tal punto da volere che rimanesse incisa sulla mia pelle. Poi era stata accompagnata da tante altre scritte e simboli sparsi per il mio corpo, ma questo non toglieva il fatto che rimanesse il più importante per me. Non avevo problemi a girare per casa senza indossare indumenti, ma in quel caso mi parve una scelta migliore lasciare che la biancheria continuasse a cingere il mio corpo.
« Non capisco cosa stai insinuando, Noah. »
Sibilai, con tono di voce annoiato; in realtà lo sapevo benissimo, ma questo non toglieva il fatto che dentro di me non potessi credere a quello di cui mi stava accusando.
« Hai perso il controllo, tutto qui. »
Scrollai le spalle.
« Non è la prima volta che un uomo rivolge a me le sue attenzioni, e di sicuro non sarà neanche l'ultima. »
Questo era vero, ed assolutamente innegabile. In fondo perfino uno come lui aveva perso la testa per me: quando si trattava di donne, ogni uomo era uguale. Indipendentemente dall'età o dallo stile di vita che conduceva, s'intende.
« Ciò non vuole però significare che tu possa picchiarli tutti. »
Ero poco comprensiva, lo so, ma il modo in cui mi aveva guardata prima mi faceva probare solamente una rabbia cieca nei suoi confronti. Raggiunsi il mio comodino, e lì vi depositai i gioielli che avevo indosso; immediatamente dopo presi un elastico nero da un piccolo portagioie e legai i capelli in un'alta e stabile coda di cavallo, lasciando libero il collo e le spalle: se Noah avesse voluto davvero uccidermi, non avrebbe potuto trovare momento o circostanze migliori.
Mi stavo rendendo vulnerabile.
 
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noah×
view post Posted on 25/10/2011, 20:31     +1   -1




Rimasi immobile, solo il mio petto si alzava e riabbassava, l'addome si gonfiava e tornava piatto sotto la camicia nera. Seguii i suoi movimenti con lo sguardo, la mia espressione non cambiò di una virgola mentre lei si spogliava. Rimasi a fissarla in attesa che la smettesse di darmi le spalle. Quieto e fermo tanto che davo l'idea di non volermi muovere e allo stesso tempo sembravo pronto a scattare su di lei come un leone sulla preda.
Non risponsi ma il mio respiro si fece affannoso da solo, usciva dalle mie labbra semichiuse senza emettere un suono.
Rapido come mi consentì la spinta delle braccia contro la superficie della porta, attraversai il salotto in pochi passi e fui all'uscio della camera da letto, poggiai il pugno destro contro questo, con un gesto nonostante tutto calmo.
« Lo pensi davvero? Credi che me ne freghi qualcosa di quanti ti sbavino dietro? »
Domandai scettico. Che mi prendesse in giro, questo non potevo di certo tollerarlo. Sapeva benissimo cos'era stato a mandarmi in bestia.
« Lo incoraggiavi, Scar, ho visto come lo guardavi quando ti è venuto a parlare mentre ballavate. » Mentre parlavo feci qualche passo per entrare nella stanza e quando feci ingresso la lampada poggiata su un mobile laterale tintinnò nello sfiorare il mio braccio sinistro. La afferrai con la mano destra e con violenza la gettai sulla parete accanto al letto, dall'altra parte rispetto a dov'era Scarlett.
« Mi rifiuto di credere che Simon abbia qualcosa di interessante per te, quindi cosa mi rimane da pensare se non che ti sei divertita a mandare a puttane quello che ho costruito in anni di sforzo? » Più parlavo più mi montava dentro altra rabbia sempre più infuocata.
Falciai la distanza tra me e lei con pochi passi e le mie mani si strinsero sulle braccia nude di lei, sollevandola da terra facendola sbattere con la schiena contro il muro. I suoi piedi non toccavano terra e l'altezza del viso raggiungeva esattamente il mio. Mi avvicinai fino a che il mio respiro non sferzò la pelle morbida delle sue labbra
« Eri tu, quella che avrei voluto colpire. Simon non è stato che uno sfogo per evitare che tutto andasse rovinato..»
 
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Scarlett ~
view post Posted on 25/10/2011, 21:03     +1   -1




Mi ritrovai sollevata dal pavimento, completamente schiacciata contro la parete. Non mi aspettavo una reazione così violenta in così breve tempo ma sapevo perfettamente che prima o poi si sarebbe verificato un evento di quel genere.. non mi scomposi neanche un po' e puntai i miei occhi di ghiaccio nei suoi, di fuoco. Vedevo la bestia che si annidava in lui gridare e sbraitare senza pietà e mi chiedevo quanto sarebbe mancato perchè la lasciasse libera. In quel momento probabilmente avrei davvero desiderato morire, così da non avere più un domani - più responsabilità, più aspettative.
Avrei dovuto avere una paura folle ma quella che avevo provato fino a quel momento era svanita, lasciando posto ad un nulla che mi attanagliava l'anima. Mi trovavo in quella condizione solamente nel momento che precedeva un omicidio ed in seguito mi sarei ampiamente sorpresa di averla provata anche in quel particolare caso.
« La gelosia è peggiore della morte. »
Sibilai, velenosa.
« Certo che lo incoraggiavo Noah, cosa credi? Ti ricordi chi sono, giusto? Credo che negli ultimi tempi tu abbia dimenticato con chi hai a che fare. »
Alzai un sopracciglio.
« Come se tu non avessi desiderato nessun'altra in tutto questo tempo, come se tu.. »
Avevo spesso sospettato dell'infedeltà di Noah, ma senza mai esprimere nulla al riguardo: per quanto mi ritenessi bella e perfetta, l'insicurezza si annidava in me, come in chiunque altro.
Stavo per riaprire la bocca e continuare il mio discorso sempre con più veemenza quando una sensazione dritta allo stomaco mi fece piegare il capo in avanti: mi morsi il labbro con ferocia fino a provocare l'uscita del sangue e sbiancai - più di quanto non fossi già pallida di mio. Respirai profondamente sgranando gli occhi ed in quel momento lui mi lasciò tornare al pavimento, chiedendosi probabilmente cosa diamine stesse accadendo. Portai una mano sull'addome e poi, incapace di fare altro, corsi fuori dalla stanza superando un Noah allibito e raggiungendo in pochi passi rapidi il bagno.
Una volta lì mi chinai davanti al water, e tenendomi i capelli con una mano cominciai a rigettare cibo e succhi gastrici. Era una cosa che avevo fatto almeno un miliardo di volte durante il periodo dell'anoressia, solamente che stavolta non stavo inducendo tutto quello da sola.
Per una volta, non dipendeva da me.
 
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noah×
view post Posted on 27/10/2011, 16:19     +1   -1




Non risposi, con troppa forza stavo resistendo a troppi desideri che si frapponevano tra loro con disordine: farle del male, andarmene, prenderla tra le braccia, possederla..e non enumero nemmeno tutti i modi per ucciderla che mi erano passati per la testa.
La gelosia mi suonava come qualcosa di lontano e fin troppo umano per avere a che fare con me. Io non ero mai stato altro che un mostro, non avevo il lusso di provare emozioni terrene; eppure il mio controllo era stato minato da qualcosa..ma non era la gelosia. No, non nascondevo l'accaduto dietro una debolezza umana; quello che aveva scatenato tutto aveva un nome, era in carne ossa e sangue e la tenevo tra le mani in quel momento.
« Che intendevi fare, portartelo a letto e ucciderlo? Lo sai.. » la mia voce ridotta a un sussurro furioso, le dita strinsero più forte attorno alle braccia sottili di Scarlett.
« ..quanto ho faticato per tenere quella parte della mia vita lontano da loro? »
Non tenevo realmente a nessuno di loro, lei lo sapeva meglio di tutti; eppure avevo bisogno di ognuna di quelle persone che componevano la mia copertura. Erano burattini e solo perché Scarlett era entrata dentro il mio teatro non aveva il diritto di giocarci. Altrimenti sapevamo tutti e due cosa sarebbe successo; avremmo bruciato assieme a tutto quello che avevo costruito.
Allontanai appena il viso, la fronte corrugata nel guardarla.
Un paio di ore con una sconosciuta mi potevano soddisfare uno sfizio passeggero; qualcosa di squallido e decisamente insignificante paragonato al rapporto che avevo con lei, non avrei paragonato le due cose a prescindere.
Scarlett per me non era la ragazza terribilmente bella che vedevano tutti, non era per niente così scontata. Lei era quello che mi riportava in vita quando la mia anima si strappava pezzo dopo pezzo, semmai ne avevo avuta una. Lei era l'essenza di ciò che ero diventato quando credevo di non vivere più, di sopravvivere semplicemente perché disprezzavo il suicidio.
« Quello che posso cercare in altre donne non ha nulla a che vedere con..»
La fronte mi di distese immediatamente appena vidi il viso di lei cambiare, farsi pallido all'improvviso per il rapido flusso del sangue che lasciò le sue gote. Istintivamente allentai la presa fino a lasciarla a terra, sentii solo in quel momento la tensione alle braccia per averla tenuta sollevata fino a quel momento. Non vi badai, abbassai appena il capo per cercare il suo sguardo e capire che diavolo le prendesse.
Mi superò dopo aver posato una mano all'altezza del ventre e rimasi lì dov'ero finché non la sentii rimettere. Attraversai la stanza e raggiunsi il bagno, entrai senza esitare e rimasi sull'uscio della porta per un istante. Chiusi le labbra rimandando il nervosismo e mi feci avanti fino a davanti al lavandino. Con gesti sicuri e spicci aprii lo specchio, presi dall'interno, sullo scaffale più alto, un bicchiere di vetro che tenni sotto il rubinetto mentre richiudevo lo sportello. Mi voltai, poggiandomi contro il bordo del lavandino e passai il bicchiere d'acqua a Scarlett, ancora china.
« Pensavo non avessi bevuto molto..» commentai atono
In genere non aveva mai avuto problemi a sopportare l'alcool. Che non fosse per l'anoressia, lo sapevo quasi per certo. Era migliorata moltissimo negli ultimi mesi, non aveva più avuto problemi di quel genere.
 
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19 replies since 22/10/2011, 11:03   173 views
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