you lost me,

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Little J;
view post Posted on 22/4/2011, 21:27     +1   -1




Ti ricordi J? Ti ricordi piccola insolente? La fonte della profonda,amara voragine che hai nel petto non è la morte di tuo padre,quel bastardo rognoso che non ha fatto altro che rinchiuderti in casa per averti tutta per se stesso,non sono nemmeno quegli sguardi insolenti di tua zia che ti spogliano,immedesimandosi nella freddezza offuscata di un serpente, pronto a staccare pezzi considerabili della tua candida pelle, da un momento all’altro. Ti mangerebbe da viva,lo sai,eppure non vuoi dare peso a quei minimi dettagli che fanno la differenza. Stai morendo. Istante dopo istante. E tutto ciò ti consuma e ti corrode come se fossi un albero infestato dalle termiti.
Ma con chi parlo? A chi penso di raccontare queste futili sciocchezze? Mi sento vuota,e in tutto questo non penso ci sia ancora qualcuno che mi possa ascoltare. La verità è che sono serena. Percepire il dolce profumo dell’autunno sull’erba dei maestosi giardini di Hogwarts è un sollievo infinito. Qui riesco a dimenticare il vuoto creato dalla morte di quel lurido e addirittura le cattiverie infinite di mia zia riescono a toccarmi ben poco. Eppure c’è ancora qualcosa che smuove ogni piccola cellula del mio corpo esplodendo in un pianto isterico che fa impazzire il mio orgoglio. “Stai tranquilla, non ti mangio.” aveva detto,ma alla fine mi ha divorata a sangue freddo,strappandomi il cuore dal petto senza pietà. “Stanotte sei mia.” Quella semplice,stupida,maledetta frase mi aveva catturata per sempre. Mi aveva dato la possibilità di sognare su ali dorate,in un mondo tutto mio,lì dove i sogni erano tutt’altro che fantasie di una povera ragazzina sciocca. Lì dove la principessa che saliva sul cavallo bianco stringendo la vita del caro principe, ero io.
Ma ora,sono semplicemente sola,si,sono sola. Ammetto di essermi allontanata nei confronti di qualsiasi cosa avesse a che fare con questo mondo,con questa vita. Eppure non possono farne a meno,perché è proprio qui,in questo posto,questo maledetto santuario che ritrovo la pace. Una pace bandita da un bellissimo,meraviglioso demone dagli occhi azzurri e sorriso smagliante.

I am done
Smoking gun
We’ve lost it all
The love is gone
She has won
Now it’s no fun
We’ve lost it all
The love is gone


Portò platealmente il boccale alle labbra per la prima volta quella sera. Fissava in lontananza l’acqua scura del lago mentre un venticello fresco le scompigliava i lunghi capelli color grano. Gli occhi di ghiaccio scrutavano le figure indeterminate che le apparivano di tanto in tanto nel campo visuale. Di tanto in tanto riusciva a intravedere qualche viso apparentemente famigliare, per certi tratti,ma non avendo la minima voglia di indovinare l’identità che si nascondeva dietro ai pezzi di antiquariato veneziano,preferiva ignorare qualsiasi individuo avesse intorno. La sua mente volava lontano senza dare peso all’arredamento che aveva intorno. Era tornata a Hogwarts solo da due giorni,ma i prefetti Serpeverde avevano già deciso di organizzare una festicciola in un angolo remoto dei giardini,vicino alla riva del lago,approfittando dell’assenza di parecchi professori,ancora intenti a sfruttare gli ultimi giorni di vacanze estive. Nonostante fossero i primi di settembre,le lezioni non avevano ancora ripreso la giusta regolarità,anzi spesso i professori dedicavano intere ore per ambientare i nuovi arrivati e i primini,cercando di ambientarli nel nuovo ambiente in cui si sarebbero trovati per i prossimi sette anni. Era così che in un modo o nell’altro,quella sera,una cinquantina di studenti era riuscita a evadere dalle proprie Sale Comuni invadendo una piccola fetta dei prati di Hogwarts,contenuta tra una piccola frazione di Foresta e il Lago Nero.
Alcuni degli invitati avevano già acconsentito a un bagno sotto il chiaro di luna,mentre altri stavano già barcollando intenti a mantenere l’equilibrio, mentre tornavano al castello accompagnati da alunni più sobri. J,non poteva fare altro che guardare questi poveri infortunati con un aria cinica,alzando di tanto in tanto un sopraciglio con un’ironia fuori dal comune. Pochi avevano avuto,infatti,l’occasione di incontrare sui corridoi Jennifer,dopo la lunga estate passata in compagnia della zia,a Parigi. Dopo la morte di suo padre – avvenuta a pochi giorni dopo il suo incontro con Alexander – si era trasferita infatti nella grande mansione di madame Noth,una donna dai modi freddi e sguardo torvo. Aveva provato a consolarsi con l’idea di un imminente incontro con l’amore della sua vita,ma vedendo che dopo settimane e settimane lui non le aveva ancora risposto alle sue lettere,aveva deciso semplicemente di abbracciare il suo destino per quello che era, aspettando che la crudele sorte la colpisse ancora e ancora,senza reagire,diventando giorno dopo giorno sempre più chiusa,taciturna e riflettiva. Nel buio della sua stanza aveva imparato ad apprezzare la qualità di un buon libro e della musica babbana che ormai prediligeva.
Era cambiata parecchio. Come dimostrazione,la maggior parte dei presenti provava ancora a indovinare la sua identità senza grandi risultati. I capelli risultavano molto più lunghi e chiari,era cresciuta parecchio in altezza e aveva sviluppato un corpo molto meno infantile e molto più formoso,degno di una bellissima signorina di alta società come lei. L’unica cosa a tradire la sua nobiltà, erano i dettagli: trucco piuttosto pesante,accessori forti,eppure una tenera innocenza che traspariva da alcuni sguardi,alcuni piccoli gesti che predestinava al cielo sereno. Era bellissima e su questo nessuno aveva niente da ridire.
“Ehi,bambola! Che ne dici di bere qualcosa insieme?” Le sussurrò improvvisamente una voce maliziosa all’orecchio. Trasalì improvvisamente e di punto in bianco tornò alla realtà scrutando improvvisamente il viso del ragazzo poco più alto di lei che si era avvicinato sin troppo. Ebbe per un secondo uno scatto di rabbia stratosferico,che trattenne all’istante alzando le sopraciglia sarcastica.
“Sei l’ultimo uomo della faccia della terra?” Chiese improvvisamente con lo stesso tono di lui,sorridendo appena con grazia mentre affondava una mano tra i lunghi capelli portandoseli all’indietro.
“Perché me lo chiedi?” Domandò lui dolcemente,cercando di sembrare sobrio,nonostante la puzza del suo alito fosse delineata da un profondo odore di alcol mischiato a qualcos’altro…forse erba. D’altro canto,i suoi sospetti furono più che fondati nel momento in cui lo sconosciuto si portò alle labbra una sigaretta improvvisata con un pezzo di pergamena.
“Perché anche se lo fossi,non sarei affatto interessata.” Asserì improvvisamente mostrandogli uno sguardo innocente mentre gli rubava la sigaretta dalle labbra, facendosi un lungo tiro. Vagò per un attimo con lo sguardo nell’aria circostante,accorgendosi dell’impazienza che dimostrava il giovane con la sua vicinanza. “Inoltre,vedi quel ragazzo lì? Quello alto,che sta di fronte al tavolo delle bevande. Non penso sarebbe molto contento nel vedere i tuoi atteggiamenti.” Lo sconosciuto si voltò,fissando la figura muscolosa e slanciata che stava bevendo di fronte al tavolo delle bevande. Pensieroso e sperduto in chissà quale sogno lontano,ma sicuramente nella sua statura imponente, pericoloso,per qualche strana ragione.
J,sorpassò improvvisamente il cinico depravato con la sigaretta ancora tra le labbra,abbandonandolo a se stesso,dirigendosi sicura di sé verso quel dio greco scolpito in carne e ossa. Quando fu abbastanza vicino a lui le passò una mano sul collo liberando una piccola nube di fumo dalle labbra che andò dritta in faccia al mostruoso dio che aveva di fronte. Di certo,se voleva liberarsi di quel imbecille doveva portare la sua pagliacciata a livelli più alti.
“Sembra che tu ti sia guadagnato la mia attenzione.” Asserì la ragazza di punto in bianco alzando il boccale a mo di brindisi,fissandolo con occhi dolci che potevano lasciare spiazzato anche il più freddo degli esseri umani. In lontananza poteva ancora sentire gli impeti del cretino di prima,ma senza dare troppo peso alle preghiere di lui,buttò la cicca della sigaretta per terra,fissando il giovane con grande curiosità,quasi avesse ritrovato qualcosa di famigliare nella sua figura.
D'altro canto poteva sempre contare sulla sua maschera color oro,che non lasciata trasparire niente riguardo alla sua identità. Inoltre,era piuttosto orgogliosa del vestitino e degli stivali dello stesso colore brillante. Le conferivano la grazia di una ballerina,ma anche la straordinaria sensualità di una pantera. La combinazione perfetta.

We had magic and
This is tragic
You couldn’t keep
Your hand to yourself
I feel like our world’s been infected
And some how you left me neglected
We found our live’s been changed
Babe, you lost me




SPOILER (click to view)
Alex :*__*:
 
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Alexander.
view post Posted on 23/4/2011, 10:58     +1   -1




Avevi promesso, lo sai? Avevi promesso che le saresti rimasto accanto per sempre, che non avresti più neanche tentato di abbandonarla come in passato; avevi giurato - sia a lei che a te stesso - che stavolta non avresti commesso lo stesso errore, che stavolta saresti stato abbastanza forte da prenderti la responsabilità delle tue azioni. E invece, Alexander? Sei scomparso nel nulla un'altra volta. Ma stavolta non hai scuse, non hai giustificazioni. Stavolta dovrai pagare a caro prezzo la tua idiozia perchè non hai ancora capito che da ogni tuo gesto dipende la felicità di qualcun altro; anzi no, dipendeva la sua felicità. Dicevi che ti importava di lei, dicevi che era la cosa più importante della tua vita. E invece guardati e guarda lei: l'hai persa per sempre.
I giorni dell'abbandono. Potrei definire così i dì e le notti che si sono susseguiti da quelle ore trascorse su un tetto a Parigi, in compagnia della creatura che io stesso ho distrutto. Non ho la presunzione di dire che lei senza di me non riesca a vivere, ma sono certo che il mio comportamento l'abbia in qualche modo cambiata. Non mi pento della scelta che ho fatto, non credo che io e lei saremmo potuti stare insieme a lungo: ha bisogno di qualcuno che abbia la costanza e la coerenza per prendersi cura di lei. Ed io, che non sono stato in grado neanche di custodire la mia piccolina, come potrei mai proteggere Jenny? Ciò non vuol dire che sia stato facile ignorare le sue lettere, ciò non vuol dire che non abbia avuto la tentazione di risponderle o di cercarla. Vuol dire solo che ho preso la scelta migliore per lei e, quando lo capirà, me ne sarà grata.
« Rimani qui…rimani qui per sempre. » Mi aveva chiesto. « Niente riuscirà più a portarmi via, io voglio restare qui, con te. » Le avevo risposto. Mi odio per questo, mi odio per averla convinta di qualcosa di cui non ero affatto sicuro. Non credo mi perdonerà facilmente, non credo mi perdonerà e basta.


« Ma perchè no?! »
« Cameron, ti ho detto mille volte che non mi va di partecipare ad una stramaledettissima festa, okay? »
Il tono di voce che aveva adottaro Alex per quell'occasione era tutto, meno che pronto ad una resa. Erano ore che il suo compagno di stanza tentava di convincerlo a partecipare alla festa che si sarebbe svolta quella sera stessa negli spazi esterni al castello, ma non c'era stata una sola volta in cui aveva pensato di accettare quella proposta. Il sole era ormai quasi del tutto tramontato e l'espressione di Cameron passò da implorante ad adirata ed una volta abbottonata completamente la camicia guardò torvamente il suo migliore amico.
« Senti, non ho intenzione di sprecare una delle nostre ultime serate di libertà chiuso in camera come te. Io vado lo stesso, se poi cambi idea sai dove trovarmi. »
Concluse, sbattendosi la porta alle spalle. Qualche volta quel ragazzo era insopportabile: pretendeva che tutti facessero quello che voleva lui. Non esistevano altro che feste, divertimento e sballo. A volte era divertente stare in sua compagnia: si riusciva a non pensare a niente. Molte altre volte - nella maggior parte dei casi - invece, era quasi impossibile non detestarlo. Quella sera infatti Alexander aveva bisogno di starsene un po' da solo, ragion per cui non aveva voluto cedere alle proposte dell'amico. Già, amico. Forse un tempo era così. Era ormai diverso tempo che il Corvonero non riusciva più a guardare l'altro sotto quel punto di vista. Non sapeva esattamente da quando, ma una vaga e confusa idea si era formata nella sua mente: non aveva certo dimenticato quella volta in cui l'aveva quasi Schiantato. Lui aveva provato a toccarla, aveva avuto dei pensieri su lei che.. che.. Dio, ancora gli era impossibile pensarci. Per un mese buono i due non si erano parlati: avevano vissuto nella stessa camera senza neanche guardarsi negli occhi. Poi Cameron aveva deciso di scusarsi e di perdonare l'istintività di quello che considerava un fratello e così tutto era apparentemente tornato a posto. Peccato però che Alex non riuscisse ancora ad accettare quello che era accaduto; ma se allontanava anche lui sarebbe rimasto da solo e, diciamolo, Shad era stato l'unico ad essergli rimasto vicino anche nei momenti peggiori.
Stava pensando a lei. Sì, anche quella sera, completamente solo nella sua stanza, i pensieri non potevano far altro che correre al suo volto acqua e sapone colmo di una dolcezza immensa, immutato dall'ultima volta che l'aveva vista. Molti gli avevano detto che durante l'estate la piccola Noth era impressionantemente cambiata e somigliava più a una donna che ad una bambina. Il Corvonero aveva preferito evitarla, per quel che gli era possibile: forse aveva paura di vedere quanto in lei fosse mutato, forse temeva che oltre all'aspetto fisico fosse mutato anche qualcos'altro dentro di lei. Con un gesto della mano fece cadere a terra la pergamena, la piuma d'oca ed il calamaio grazie ai quali stava scrivendo una lettera alla zia e, rassegnatosi all'idea che comunque non sarebbe riuscito a scrivere niente di decente, decise di alzarsi dalla piccola scrivania in comune con il suo compagno di stanza. Non sapeva esattamente cosa fare, di certo aveva bisogno di qualcosa che potesse ammazzare il tempo: talvolta perfino la magia poteva risultare inutile. Tutto in quella camera era perfettamente in ordine: i vestiti erano piegati, i libri impilato, i letti rifatti.. dannazione!
Sbuffando si diresse verso i bagni, deciso a trovare una distrazione. Sinceramente si sorprese ad essere rincuorato per il fatto che non vi fosse nessuno in giro e così, annoiato, decise di farsi un bagno in una di quelle vasche che aveva sempre trovato un po' esagerate così da vedere se fosse possibile allontanare per un po' tutti i suoi pensieri. Si immerse totalmente nell'acqua non appena notò che aveva raggiunto una temperatura abbastanza elevata e si ritrovo ad osservare i movimenti delle bolle di sapone che giocavano tra di loro. Passò almeno una ventina di minuti in quella sorta di mondo parallelo, completamente incantato e senza concezione di tempo alcuna. Era un bel passatempo, quello. E di certo lo sarebbe stato ancora di più se ad un certo punto le sue dita non avessero cominciato a mostrare i primi segni della permanenza in acqua. Allora, esasperato, decise di porre fine a quei minuti di puro paradiso, rendendosi conto che non avrebbe potuto comunque prendere monopolio del bagno; perse un'altra decina di minuti ad asciugarsi, adoperando metodi babbani così da poter perdere più tempo possibile. Quando fu assolutamente certo di non aver più niente da fare, annodò l'asciugamano in vita così da coprirsi e si diresse nuovamente verso la sua camera, distante solamente un paio di porte.
Una votla oltrepassato l'uscio però, si accorse che qualcosa era cambiato. L'odore assolutamente neutro che di solito impregnava quell'ambiente era stato soffocato da un profumo molto più dolce che il Corvonero avrebbe riconosciuto tra mille.
« Hey. »
Una voce piuttosto calda lo colpì in quel momento e, non appena portò i suoi occhi verso il letto, scorse la figura di una ragazza dai lunghi capelli corvini e dai grandi occhi color nocciola. Era seduta sulle sue lenzuola scure, gambe accavallate e corpo perfettamente avvolto in un vestito verde smeraldo. Alexander si maledisse mentalmente per non aver indossato nuovamente l'uniforme e per aver preferito una semplice asciugamano che, diciamocelo, lasciava all'immaginazione lo stretto necessario.
« Hey, ciao. »
Rispos, titubante.
« Ho pensato che, non so, magari potremmo stare un po' insieme. Cameron mi ha detto che non avevi niente da fare ed allora.. »
Uccidere Cameron Shad a tutti i costi.
« Ehm, a dire il vero stavo andando a quella festa, presente? »
L'espressione sul volto della Corvonero mutò impercettibilmente.
« Ah. »
Si limitò a rispondere.
« hey Elizabeth, perchè non ci andiamo insieme? »
In quello stesso momento si prese mentalmente a ceffoni per ciò che aveva appena detto: era un totale, completo, colossale idiota. Quella ragazza gli stava già abbastanza appiccicata senza che lui le proponesse di farsi vedere in pubblico.
Indossò al volo un paio di jeans scuri, una camicia bianca ed un paio di scarpe da ginnastica e si diresse verso gli esterni di quella scuola, seguito dalla figura semi-divina di quella ragazza che tutti trovavano esageratamente bella. In lui, però, non aveva suscitato niente di particolare.
Quando i due raggiunsero la festa, questa era già decollata. C'era gente disfatta dovunque ed Alexander capì immediatamente che uno come Cameron non avrebbe mai potuto mancare. A proposito di lui, dove diamine era? Ci vollero diversi minuti per identificarlo, ma il Corvonero scorse la sua figura appoggiata ad un albero posto esattamente accanto al tavolo delle bevande al quale stavano diverse persone. L'amico sbattè le palpebre un paio di volte poi, guidato probabilmente dall'alcol, scoppiò in una fragorosa risata.
« Guarda un po' chi ci ha degnati della sua presenza, Alexander! Lo dico sempre io che quella ragazza fa miracoli. »
Urlò, per correre incontro ai due subito dopo. Molte persone si voltarono a guardarli ed il ragazzo ebbe davvero voglia di stordire il compagno di stanza per farlo stare zitto, ma ormai quel che era fatto, era fatto. Elizabeth, accanto a lui, scoppiò a ridere avvinghiandosi al suo braccio.
Sarebbe stata una lunga serata, a dire poco.
 
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Little J;
view post Posted on 27/4/2011, 03:05     +1   -1




Dureremo. Sai perché lo so? Lo so perché quando mi sveglio ogni mattina, la prima cosa che voglio vedere è il tuo viso. Era ciò che riscaldava il mio cuore ogni giorno. Ma era un suicidio. Alla fine ho ucciso personalmente, lentamente e accuratamente il mio cuore, finché non ne è rimasto niente. Tu hai pensato a come squartarlo, l’hai morso rendendolo tuo, per poi abbandonarlo a se stesso, lasciandolo privo di vita. Un pezzo di ghiaccio. Mi hai reso un mostro. E ora non posso donarti altroché odio. Ti odio. Oh si. Ti odio più di ogni altra cosa al mondo. Odio il modo in cui mi guardi. Odio quando sorridi. Odio i ricordi di te che mi giuri amore eterno. Ma più di ogni altra cosa odio il non poterti odiare. E più ci penso più ti amo. Più ricordo la dolcezza delle tue labbra più mi rendo conto di non poter vivere senza di te.

“Jennifer Noth? Sei veramente quella Jennifer Noth?” Chiese il ragazzo totalmente sconvolto. Lo riconobbe come Cedrik Williams, studente dell’ultimo anno dei Tassorosso. Uno dei più bravi ma anche i più affascinanti della scuola. Qualsiasi ragazzina moriva ai suoi piedi. Ma a Jenny non faceva alcun effetto. I suoi lineamenti composti le davano solo l’impressione di una profonda perfezione. Ma lui non era il suo Alexander. Non era il suo principe. Per quanto provava ad andare avanti, vedeva il suo viso in ogni persona. Paragonava chiunque a lui. Era forse ciò che l’avrebbe uccisa prima o poi. La consumava dentro frantumando in lei anche l’ultimo pizzico di buon senso. “Sei totalmente cambiata.” Continuò lui sorridendo dolcemente. Se prima chiunque vedeva la piccola Noth come una bambina, ora invece era difficile paragonarla a una ragazzina. Dal suo viso, era scomparso qualsiasi traccia di infantilità. Lo sguardo era profondo, segnato da una sofferenza acuta che nonostante non lasciasse trasparire, c’era. C’era e le mangiava tutto dentro. La divorava come un fuoco incandescente. Un fuoco che bruciava tutto. La giovinezza, l’energia, i sogni… tutto. “Fatti vedere ragazza! Sei veramente bellissima.” Concluse lui scherzoso mentre si avvicinava appena togliendole una ciocca di capelli dal viso. La bionda sorrise maliziosamente lasciandosi cullare dalle sue mani grandi. Ma poi la sua attenzione fu attratta da una voce non molto lontana.
“Guarda un po' chi ci ha degnati della sua presenza, Alexander! Lo dico sempre io che quella ragazza fa miracoli.” Jennifer si voltò istintivamente sperando di aver sentito male. Ma riconobbe subito nella massa di persone presenti all’evento Cameron, il miglior amico di Alexander. Non molto lontano c’era anche lui accompagnato da una bellissima Corvonero. Il suo sguardo vagò per un istante lungo il corpo di lui. Era bello come sempre, tanto che obbligò la ragazza a mordersi il labbro violentemente. Cameron era come sempre un cretino patentato. Sarebbe stato capace di farsi riconoscere in qualsiasi circostanza. E di conseguenza anche Alexander, non che lui avesse bisogno dell’amico per risaltare. Ebbe una piccola mancanza di equilibrio mentre continuava a perdersi, fissando quel principe azzurro senza cavallo che aveva rubato definitivamente il suo cuore. Il suo orgoglio le diceva di restare calma, di pazientare e di non fare gesti avventati, eppure era più forte di lei. Avrebbe tanto voluto prendere a pugni quel cretino di Cameron per non averle risposto alle lettere oppure far svanire all’istante l’insulsa Corvonero. Non la conosceva, ma già la odiava, il che la diceva lunga sul rapporto che loro due avrebbero avuto durante il resto dell’anno. Era chiaro, Jenny era piccola, ma dietro a quella minuscola tredicenne, c’era una forza capace di spostare le montagne con un unico dito. Durante le vacanze, dopo aver perso qualsiasi speranza nei confronti di Erikson, aveva riacquistato pian piano le sue forze, aveva iniziato a vedersi con i suoi compagni di casa passando lunghe nottate in pub londinesi poco raccomandabili, fumando e bevendo come turchi. Per un lungo periodo aveva pensato di dimenticarlo così: autodistruggendosi; ma quando finalmente il nuovo anno scolastico fu alle porte, decise che era ora di tornare in sé. Avrebbe dato una lezione di vita al povero piccolo insolente e non avrebbe mollato finché lui non le avrebbe pagato con lacrime di sangue ogni piccolo torto che le aveva fatto. Era tornata con un spirito bellico e vendicativo, eppure ora che lo vedeva, si scioglieva tutta dentro come un ghiacciolo al sole. Non sarebbe mai stata capace di fargli del male, anche dopo tutto ciò che lui le aveva provocato durante gli ultimi mesi. E come poteva farlo? Come poteva pensare di farlo soffrire. Era chiaro che a lui non interessava minimamente ciò che aveva a che fare con lei. Aveva trovato un nuovo burattino, l’amico pervertito era quello di sempre ed era più bello che mai, ergo, poteva vantare un quinto anno con grandi prospettive. Prospettive in cui lei doveva farsi spazio con la forza. Purtroppo.
Prese un bicchiere del migliore wisky incendiario dal tavolo e ignorando completamente le affermazioni di Williams, si diresse verso il gruppetto allegro al quale la maggior parte delle persone aveva appena prestato attenzione grazie alle esaltazioni incomprensibili di Cameron. Bevve un sorso dal suo bicchiere, lasciando che l’alcol le scorresse lungo la gola, tagliandole per un attimo il respiro per poi appoggiare il braccio sulla spalla di Cameron che si voltò sorpreso.
“Cazzo! Jennifer! Cazzo!” Asserì improvvisamente esasperato, squadrando la ragazza, quasi fosse risuscitata dal regno dei morti. “Per la miseria. Oh mio dio! Oh mio dio! Mi sta salendo la pressione!” Continuò, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla figura aggraziata della ragazza che aveva di fronte.
“Ciao Cameron. Anch’io sono contenta di vederti. Sei cresciuto sai? Mi chiedo se anche il tuo cervelletto è stato deliziato con alcuni piccoli ritocchino. Speriamo di si, anche perché detta tra noi, il piccolo Bobby lì sotto nelle tue mutandine, avrebbe di certo bisogno di grandi miglioramenti.” Il ragazzo s’incupì appena di fronte alle cattiverie della nuova Noth, ma non distolse di certo lo sguardo dalle lunghe gambe scoperte della bionda.
J, però, aveva già rivolto il più provocativo degli sguardi ad Alexander, mangiandolo con gli occhi, come se da lì a poco avrebbero passato la più folle notte d’amore. Si avvicinò appena alla coppietta, squadrando la Corvetta. Era bella sì, ma da quella distanza, riusciva a contenere meglio il suo entusiasmo in quanto alla bellezza della ragazza. Era una tipetta tutta acqua e sapone. Il genere di viziata senza un senso compiuto nella vita.
“Io e la tua anima gemella dobbiamo fare una breve chiacchierata amichevole. Potresti degnarci dell’assenza delle tue chiappe per qualche minuto?” Chiese la piccola Jenny fissandola minacciosamente. Era più alta di lei, quindi poteva guardarla dall’alto verso il basso senza grandi problemi. Quest’ultima le rivolse uno sguardo innocente e grazioso e dopo alcuni convenevoli con Alex e Cam, si diresse verso il tavolo delle bevande, presa da un attacco d’ira. Jenny sorrise maliziosamente seguendola con lo sguardo come una pantera affamata, dopo di che tornò al suo bottino.
“Allora Erikson, come sono andate le vacanze?” Inclinò appena la testa di lato cercando di simulare uno sguardo da cerbiatta innocente, mentre Cameron continuava con le sue esaltazioni e i suoi ringraziamenti verso dio. “Shad, quando hai finito con i ringraziamenti verso tutti i santi potresti fare compagnia alla nostra amica. E’ scortese lasciare una dolce signorina da sola.” Concluse, continuando a trafiggere con lo sguardo Alexander.
 
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Alexander.
view post Posted on 27/4/2011, 15:15     +1   -1




Settimane passate ad osservare il niente, ecco quello che ci hai guadagnato. Hai ferito te stesso, hai ferito lei, hai distrutto ciò che eravate. A cosa servirebbe adesso rivederla? La riconosceresti, forse? Il tuo cuore spezzato tornerebbe a battere come un tempo? Ed anche se così fosse, non ne ricaveresti niente di buono. Nel migliore dei casi lei ti guarderebbe con aria di superiorità e se ne andrebbe, facendoti chiaramente capire di averti chiuso completamente fuori dalla tua vita; nel peggiore, invece, avresti riaperto una ferita che con tanta fatica stava cercando di cicatrizzarsi. Per cosa poi, dovresti rivederla? Non sei abbastanza per lei Alex, non lo sei mai stato e non lo sarai mai. Non te la meriti. Sì, è vero. Io non la merito. Non merito il suo sorriso, non merito i suoi occhi, non merito le sue carezze. Non ho mai meritato niente di tutto questo, eppure l'ho avuto. Ho avuto la possibilità di avere accanto a me la creatura più perfetta che possa esistere e l'ho mandata via. Hai bisogno di qualcuno mille volte migliore di me, sono certo che tu ormai lo sappia fin troppo bene. Ma se solo tu potessi vedere come sto senza di te, amore..

In pochi minuti il ragazzo venne circondato da volti più o meno conosciuti che, richiamati dalla reazione decisamente eccessiva di Cameron, volevano dimostrare quanto fosse apprezzato il suo arrivo. C'era Mike Lowell, un Corvonero poco più grande di lui con cui aveva studiato praticamente per tutto il periodo antecedente alle vacanze di Natale; c'era Peter Miles, un Grifondoro che aveva sempre provato una sorta di muta ammirazione nei suoi confronti; c'era Jeremy Stohn che sembrava essere capitato lì assolutamente per caso, quasi completamente ubriaco e con al suo fianco una Serpeverde che sembrava assolutamente convinta che quella sera avrebbe potuto ottenere di più da lui. « Che ci fai qui? » Aveva subito chiesto il suo compagno di stanza, guardandolo. C'era un'immensa gioia nella sua voce: finalmente il suo amico era guarito, finalmente era tornato ad essere il solito di sempre. Era un evento da festeggiare, assolutamente. « Non volevo obbligare la povera Elizabeth a passare una serata tra le mura del castello, ed allora ho pensato di portarla qui a divertirsi un po'. » Rispose, imbastendo una scusa su due piedi. L'espressione che assunse in quel momento la ragazza mostrava chiaramente che forse lei avrebbe preferito passare la serata 'tra le mura del castello' o meglio tra le lenzuola di Alex, assolutamente certa che si sarebbe divertita ugualmente. Tra i due c'era stata una specie di piccola relazione durata appena qualche settimana: Cameron aveva convinto il suo amico che avesse bisogno di una distrazione e dunque gli aveva presentato la bella Elizabeth che aveva una cotta per lui ormai da mesi. Era stato divertente sì, ma il Corvonero non aveva mai provato niente per lei. La sua immagine era offuscata dal ricordo di Jenny che tornava in ogni singolo istante: Elizabeth non era Jennifer, e non lo sarebbe mai stata. Dal momento stesso in cui l'aveva capito, era stato difficile rimanere solo in una stanza con la ragazza: non fraintendiamoci, lei era molto carina e brillante, simpatica e risoluta. Era una persona molto divertente e stravedeva in modo impressionante per Alex. Non era insopportabile, nè tantomeno frivola.. solo che non era la persona che lui desiderava avere al suo fianco, tutto qui. « Oh, finalmente non pensi più a.. » E proprio mentre Cameron stava per congratularsi per la 'guarigione dall'idiozia', così lui la chiamava, ecco che comparve in quel gruppetto male assortito l'unica persona che avrebbe potuto cambiare il corso della sua serata. Così, come se il discorso del Corvonero l'avesse evocata, ecco comparire lei: Jenny. Alexander rimase perplesso ad osservarla: sapeva che fosse cambiata è vero, ma non immaginava tanto. Era bella, bella da mozzare il fiato, ma non era quella che ricordava. Il trucco era pesante, il profumo eccessivo, i vestiti esagerati. Ecco cos'era, un'esagerazione della persona che ricordava. Ascoltò il botta e risposta che avvenne tra lei ed il suo amico ed alzando un sopracciglio, si stupì del modo in cui stava parlando la bionda. Non riusciva più ad inquadrarla, non sapeva più chi fosse. Elizabeth, al suo fianco, ebbe un piccolo tremito: aveva sempre tenuto la Serpeverde, sapeva che se fosse tornata Alexander non l'avrebbe più considerata. Non era stupida, sapeva perfettamente i sentimenti che il ragazzo provava per quella lì, ma si era ingenuamente convinta che con il tempo avrebbe potuto far sì che la dimenticasse. Possibilità assolutamente distrutta dalla sua comparsa, in quell'esatto momento.
Quando Jenny si rivolse a lei, ques'ultima per poco non sbiancò. Dovette far passare qualche secondo prima di rendersi conto di ciò che stava accadendo: le sembrava di essere nel suo incubo peggiore. Alexander, mosso da un moto di assoluta compassione, le diede un leggero bacio sulla fronte. « Vai a prenderti qualcosa da bere, ti raggiungo tra poco. Non preoccuparti, okay? » Le aveva sussurrato. In fondo si era affezionato molto a lei e vederla trattata così non gli sembrava affatto giusto. Con un moto d'assoluta genialità scomparvero anche Stohn e donna che si appartarono poco lontano ed immediatamente dopo di dileguarono anche gli altri due, con la scusa di aver visto dei loro amici poco lontano. Bastò un piccolo schiocco di dita della Serpeverde perchè Cameron raggiungesse Elizabeth che, assolutamente infuriata, rischiava di far saltare in aria il tavolo delle bevande. Prima di allontanarsi, però, rivolse uno sguardo denso di significato al suo migliore amico, cercando di fargli capire che doveva assolutamente approfittare della situazione. « Asciugati la bava e, per favore, fai compagnia a Liz. » Si era limitato a rispondere, facendogli cenno di andarsene.
Poi prese per un braccio J e, delicatamente, si allontanarono dal centro della festa sebbene la maggior parte degli occhi erano puntati su di loro. Dannazione. Gli ammiratori della ragazza erano sul piede di guerra e le corteggiatrici di lui erano pronte a prendere per i capelli la biondina e levarla definitivamente dalla circolazione.
« Avresti potuto evitare di trattarla in quel modo. »
Fu l'unica cosa che riuscì a dire. Forse era la meno adatta, forse avrebbe scatenato l'ira della Serpe, forse.. forse, troppi forse. Alex si chiedeva perchè Jenny avesse insistito per rimanere da sola con lui. Cosa c'era, ancora? Era una situazione terrificante, senza dubbio.
 
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Little J;
view post Posted on 2/5/2011, 15:54     +1   -1




La chiave per sopravvivere quando sei uno studente e un adolescente è negare. Neghiamo di essere stanchi, neghiamo di avere paura, neghiamo di cercare il successo a tutti i costi. E, cosa più importante, neghiamo che stiamo negando. Noi vediamo solo quello che vogliamo vedere e crediamo solo a quello che vogliamo credere. E funziona. Mentiamo così tanto a noi stessi che dopo un po’ le menzogne cominciano a sembrare realtà. Mentiamo così tanto che non sappiamo più riconoscere la verità, neanche quando l'abbiamo di fronte. A volte la realtà ha un modo tutto suo assolutamente inaspettato di presentarsi e quando la diga cede la sola cosa che si può fare è nuotare. Il mondo della finzione è una prigione, non un posto dove mettersi al sicuro. Non possiamo mentire a noi stessi troppo a lungo. Siamo stanchi. Siamo impauriti. E negare non cambia la realtà. Prima o poi dobbiamo disfarci del nostro negare e guardare in faccia la realtà, sfidandola a duello. Negare, negare, negare. Negare l'evidenza rischia di farci perdere di vista la realtà.

Portò il bicchiere nuovamente alla bocca scrutando il mostro meraviglioso che aveva davanti dalla testa ai piedi. Era cambiato, ma non abbastanza da non riconoscerlo, anzi i tratti essenziali che le avevano fatto perdere la testa non erano mutati affatto. Quegli occhi straordinari e quelle labbra meravigliose, che le avevano fatto assaggiare allungo un piccolo pezzo di paradiso, non erano affatto cambiati. D’altro canto per quanto provava a convincersi di quanto lo odiava, più odiava se stessa. Non era capace neanche di essere convincente sotto quel punto di vista. Nonostante fosse plateale nel tirare fuori il peggio di lei, in fondo, sapeva di non essere quel tipo di persona. Era sempre stata boicottata dai suoi compagni perché era troppo timida e buona per essere una Serpeverde. Spesso si sentiva in colpa e addirittura fuori posto proprio per questo motivo. Ma ora che aveva ciò che sempre aveva desiderato, non andava comunque bene. Era vero che la vita rimaneva crudele a prescindere. Regala un pezzo ma in cambio te ne toglie un altro. Non puoi mai sapere se starai bene appena il cambiamento avverrà, ma sicuramente è un rischio che non tutti dovrebbero correre. Era anche il caso di Jenny. Se solo avesse deciso di restare rinchiusa in casa come programmato, non sarebbe diventata ciò che era, ma i suoi nuovi amichetti l’avevano trascinata per i negozi di Londra, nei bar più malfamati e in fine l’avevano trasformata in una vera bestia priva di buon senso, egoista e soprattutto crudele.
“Asciugati la bava e, per favore, fai compagnia a Liz.” Lei salutò il ragazzo con la manina, facendogli l’occhiolino. Avrebbero avuto modo di discutere più tardi. Probabilmente Cameron lo capì al volo, mostrandole un’espressione quasi preoccupata. Era chiaro che la trasformazione della ragazza gli metteva paura e in qualche modo non avrebbe voluto incontrarla in un vicolo cieco da sola. Jennifer avrebbe fatto di tutto pur di raggiungere i suoi scopi malvagi. Di questo era più che sicuro e dimostrava di averlo capito benissimo. Fu forse per questo motivo che si allontanò in silenzio senza neanche provare a rispondere all’amico con qualche sua battutaccia.
Poi Alex l’afferrò per un braccio allontanandola dagli sguardi spiazzati della folla che aveva attirato con le sue parole velenose. La sua stretta delicata la fece quasi rabbrividire. Bastò un piccolo contattato tra i due per rendersi conto che in realtà avrebbe avuto conti in sospeso con lui per il resto della sua patetica vita da Serpeverde rimbambita con una dose eccesiva di ormoni. Scosse appena la testa nel momento in cui si fermarono abbastanza lontano dagli sguardi curiosi degli invitati.
“Avresti potuto evitare di trattarla in quel modo.” Beh certo! Ora doveva anche preoccuparsi della povera ragazzina Corvonero senza un briciolo di amor proprio. Fosse stata Jenny al posto della moretta non avrebbe di certo lasciato il ragazzo tra gli artigli di una fiera come lei. Ma era chiaro che la povera sciocca non aveva un briciolo di coraggio, oppure voleva semplicemente evitare altri problemi con la bionda.
Lei non proferì parola. Lasciò che lui finisse con la sua sfuriata e le sue preoccupazioni nei confronti della sua accompagnatrice. Alla fine era un suo diritto continuare a difenderla. Ma chiaramente la Noth non poteva ricambiare quel sentimento premuroso. Per poco non la prendeva a calci nel sedere. Purtroppo però, era pur sempre una signorina e doveva dimostrarlo al meno per quel che poteva. Quando finì anche l’ultima parola si avvicinò appena trafiggendolo con gli occhi color ghiaccio. Il suo profumo fresco le inondò la mente e per un secondo pensò di essere stata appena stesa al tappeto dall’imminente fascino del ragazzo. Ma poi gli diede uno schiaffo, portandosi la mano tra i capelli, totalmente contrariata dai propri gesti. Perché l’aveva fatto? Perché gli aveva anche solo rivolto la parola? Doveva semplicemente starsene per conto suo, magari parlare semplicemente con Cedrik, come se niente fosse.
“Avresti potuto evitare di trattarla in quel modo? Sul serio? E tutto ciò che puoi dire? Mi ero avvicinata pensando di poter attirare anche minimamente la tua attenzione. Ma sai una cosa? Ho cambiato idea. Sarà molto breve la nostra chiacchierata, perché in realtà volevo solo guardarti negli occhi mentre ti dicevo quanto io ti odi Alexander Erikson.” Asserì improvvisamente con una punta di rimpianto e amarezza nella voce dolce ed infantile. “Pensavo di voler ascoltare una tua spiegazione riguardo a ciò che è successo durante quest’estate. Ma sai una cosa? Non m’interessa, perché nulla cambierebbe ciò che provo ora per te. E ti giuro sul ricordo della mia povera madre che te lo farò pagare con lacrime di sangue.” Continuò stringendo i denti, colma d’ira. Nello stesso momento una lacrima le scese lungo la guancia, ma l’asciugò subito cercando di respirare profondamente per mantenere il controllo di se stessa. Lui non sapeva come si sentiva. Dopo solo due mesi dalla loro così detta rottura, si presentava a scuola con una rimbambita, senza prima neanche aver rotto ufficialmente con lei.
 
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Alexander.
view post Posted on 26/8/2011, 18:05     +1   -1




Non capirebbe mai quello che è successo Alex, non capirebbe. Non perchè non ne sarebbe in grado ma semplicemente perchè la rabbia nei tuoi confronti le offusca la visione nitida della realtà. Quale scusa inventeresti a questo punto? Saresti così sincero da dirle la verità? La tua paura di farle del male sta rovinando tutto. Pensavi che allontanandoti avresti risolto tutto, ma non hai considerato che i fantasmi del tuo passato l'amano tanto quanto la ami tu. Già, perchè tu la ami e non ci potrai mai fare niente. Se tu mi guardassi davvero negli occhi capiresti quanto io ti ami e, soprattutto, quanto questo starti lontano mi laceri l'anima. Ti vorrei con me J, vorrei solamente che tu potessi allungare una mano verso di me per salvarmi da tutto quello che il mio passato non riesce a perdonarmi.
Ma tu mi odi, tu mi odi tanto quanto io ti amo.
E come potrebbe essere il contrario? Tu hai ragione e l'avrai sempre.

Uno schiaffo. Diretto, preciso e mirato. Gli fece male, molto male - non tanto per la forza con cui arrivò, ma più che altro per quello che rappresentava. Sentire dalle sue labbra la parola 'odio' gli aveva dato una sensazione allo stomaco a dir poco indescrivibile. Cosa le aveva fatto? Era solo colpa sua se quella ragazza non poteva far altro che disprezzarlo. Tutte le promesse che le aveva fatto, tutti quei progetti.. aveva buttato tutto stupidamente all'aria. Il solo pensiero che qualcun altro potesse sfiorarla come aveva fatto lui gli dava la pelle d'oca.. Cameron qualche volta aveva provato a raccontargli come andasse la vita della splendida Noth adesso che non stavano più insieme, ma la sua mente si era sempre rifiutata di associare quei racconti al suo volto. Per lui era come se il tempo si fosse fermato, come se non se ne fossero mai andati dal Lago Nero, come se tutto stesse ancora aspettando un futuro diverso. Ma il futuro somigliava troppo ad una catena, una catena che non si sarebbe mai spezzata.
La guardò negli occhi e vide quell'unica lacrima che le rotolava giù per la guancia; lì dentro c'era tutto, tutto quello che avrebbe voluto sentirsi dire. Era tremendamente in disaccordo con quello che la ragazza gli aveva buttato addosso, ma valeva sicuramente di più.
« Se anche provassi a spiegarti, tu non mi crederesti. » Abbassò lo sguardo, sospirando. « Ci sono ombre nel mio presente, ombre più potenti di quelle che hanno oscurato il mio passato, J. »
Si passò una mano tra i capelli. « Ho fatto cose che tu non.. non puoi immaginare. » Il ricordo di quello che era successo in quegli ultimi mesi lo torturava. Avrebbe dovuto essere ad Azkaban, altrochè! Non si sarebbe mai perdonato per quello che la sua mente aveva potuto concepire in un momento di pura follia. Era un mostro, un'essere che non meritava più vita.
« Ho paura di me stesso Jenny, ho paura di quello che potrei farti se tu ti riavvicinassi a me. Posso combattere contro la mia anima per salvare me, ma il pensiero di metterti in pericolo mi uccide ogni singolo istante che passa. » Riviveva quella scena, istante per istante.
« Se potessi tornerei con te su quel tetto di Parigi ad osservare le luci di un futuro che si prospettava per noi radioso ma io.. » Gli mancò il respiro. « ..non ho più un futuro, amore mio. »
Si guardò intorno: non aveva detto a nessuno quello che era successo, non c'era una sola persona al mondo che potesse anche solo minimamente sospettarlo. I primi mesi erano stati difficili, ma adesso aveva deciso di ricominciare a vivere una vita che non gli apparteneva. Sentiva l'inferno intorno a lui, un inferno pronto a rapirlo e trascinarlo verso il fondo.
Lei era forse un angelo?
Serrò le labbra, impedendo alla sua voce di tremare.
 
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Little J;
view post Posted on 26/8/2011, 20:17     +1   -1




Non lo sapevo. Non sapevo dove saremmo arrivati, ma se solo avessi potuto immaginare o anticipare tutto ciò mi sarei strappata il cuore dal petto pur non di non sentire più questo malore, quest'incapacità di sentirti mio, questa profonda voragine che mi trascina nel vuoto più totale lasciandomi priva dei nostri ricordi, dei nostri baci, delle nostre promesse mai mantenute. Quando ci siamo persi? Quando amore mio? Quando hai dimenticato la forza del nostro amore? Quando hai smesso di fidarti di me e di ciò che sono capace di fare per te? Mi ricordo anche ora il tuo sguardo cristallino che trafiggeva dolcemente il mio, lasciandomi senza fiato. A quei tempi rischiavo un infarto istante dopo istante, eppure non avevo paura di niente. Eri tu la mia forza e la mia debolezza. Eri tu l'unico al mondo ad avere ancora un significato esatto. Tutto il resto è caduto pian piano, frantumandosi in mille pezzi. E poi... poi sei andato via anche tu, ed io sono rimasta sola a godermi la cupa realtà infliggendomi dolore e timore. Tremando dal freddo e dalla tristezza,dissimulandomi nelle tenebre, aspettando che la tua voce potesse illuminarmi un'altra volta. Ma non successe. E nulla fu come prima.
Con te, ho perso il mio credo.


Scuoteva la testa, guardandolo inespressiva. Non voleva sentire neanche una sola parola da lui. E allora perché era ancora lì? Perché non se ne era ancora andata? Perché continuava a sentirsi così dannatamente legata a lui? Era passato un'estate intera. Una stagione di dolore e di incomprensioni che non le avevano portato altro che disgrazia. Lui era la sua prima disgrazia, eppure in cuor suo sapeva di non poterlo odiare. Sapeva che per quanto avrebbe continuato ad autodistruggersi con quel spirito masochistico e per quanto avrebbe finto una sicurezza immonda di fronte a lui, tutto ciò che avrebbe voluto fare era stringersi a lui, sentirsi di nuovo protetta. Ma non poteva. Non poteva lasciarsi andare di nuovo, soffrire per lo stesso ragazzo ormai divenuto uomo, ancora e ancora. Non aveva la forza di andare avanti. Non voleva farlo insieme a lui, ma non poteva farlo neanche senza di lui. Si accorgeva del fatto che probabilmente durante la sua permanenza a Hogwarts, sarebbe rimasta in un angolo, a guardarlo da lontano, contemplando la sua bellezza inumana e il suo charme surreale, sperando che un giorno le sue ferite si rigenerassero. Il tempo guarisce qualsiasi ferita, ma le sue sembravano aver perso la cognizione del tempo, ostinandosi a sanguinare continuamente, prosciugandola di qualsiasi cosa avesse ancora buono dentro di lei. Era una Serpeverde. Una fiera Serpeverde, ma al tempo stesso era una ragazza. Una donna. Una persona che soffriva nonostante le apparenze, nonostante ciò che tutti volevano vedere ora in lei. Era cambiata sì, ma non per questo il cuore aveva tramutato i suoi sentimenti. Non realmente, almeno.
“Cazzate! Tutte cazzate!” Asserì improvvisamente mentre il viso assumeva un'espressione di dolore acuto. Un dolore che non era capace di controllare e nemmeno di sistemare. Era semplicemente ferita. Troppo ferita per capire che il suo amore andava oltre quel malessere. “Sei solo un codardo. Fai sempre il misterioso pensando di poterti accaparrare la scena. Ma ti annuncio con grande dispiacere che questo non è un teatro. E' la mia vita Alexander!” Continuò alzando il tono più di quanto fosse necessario, spingendolo appena. “Non m'interessa tornare con te su quel tetto di Parigi. Perché io non ci sono mai stata e nemmeno tu. Quelli non eravamo noi, ma due sciocchi, stupidi, irragionevoli adolescenti.” Il suo viso assunse improvvisamente sfumature di disgusto. Deglutì appena chiudendo gli occhi per un istante in modo da ricacciare le lacrime in gola. “Anch'io ho fatto cose che non puoi neanche immaginare, ma sai una cosa? Continuerò a farle con la consapevolezza che non dovrò mai condividerle con te, e proverò soddisfazione a farle. Oh... tanta soddisfazione.” Allora, sulle candide labbra della giovane Serpeverde si dipinse un dolce sorriso malizioso che dava impressioni sbagliate sul suo conto. “Spero tu possa marcire all'inferno Erikson. Perché io ci sono già stata e ti assicuro che non è confortevole quanto le poltrone della sala comune dei Corvonero.” Infine gli diede le spalle rabbrividendo. Era tutto finito.
 
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Alexander.
view post Posted on 27/8/2011, 16:58     +1   -1




L'inferno. L'hai vissuto sulle tue mani sporche di sangue, non è vero? Pensavi di salvarla dal tuo personale, di inferno.. invece a quanto dice ci è andata lo stesso e lì, probabilmente, ha perso se stessa per non ritrovarsi più. Avreste potuto farlo insieme, quel viaggio, e vi sareste potuti stringere la mano guardando il diavolo negli occhi forti del vostro infinito ed incondizionato amore. Invece ti sei ostinato a proteggerla da un male che si era insinuato in lei nello stesso istante in cui si erano guardati negli occhi per la prima volta.. l'ha presa Alex, la tua anima nera si è presa il tuo piccolo fiore per macchiarlo di male. Chi salverà chi adesso? Chi sei? Giuro che davvero vorrei sapere a chi appartengono le parole che sento uscire dalle tue scarlatte labbra; vorrei incontrare i tuoi occhi e rendermi conto che sono cambiati - quando invece dietro tutto quel trucco nero si nasconde ancora lo sguardo di una bambina impaurita ed innamorata della sua eterna condanna. Voglio salvarti amore, voglio solamente salvarti e riportarmi indietro nel tempo.. vorrei che tu non mi avessi mai conosciuto e vorrei, soprattutto, che adesso tu potessi essere felice.

Incassò silenziosamente, consapevole che non avrebbe potuto ribattere in alcun modo a quello che la ragazza le stava dicendo: chissà da quanto si teneva tutto dentro. Alex era stato talmente codardo da non avere neanche il coraggio di affrontarla direttamente per fare in modo che si sfogasse.. semplicemente era sparito nel nulla, per l'ennesima volta. Sapeva fin troppo benne che se l'avesse avuta davanti non avrebbe mai trovato il coraggio per lasciarla andare davvero.. come in quel momento: l'unica cosa che voleva era prenderla per un braccio e stringerla forte, baciarla e sussurrarle che tutto sarebbe andato bene, che senza di lei la sua vita non aveva ragione di andare avanti, che la amava immensamente. Ma a cosa sarebbe servito? A ferirla nuovamente? Forse era meglio lasciarsi odiare piuttosto che permettere al suo mondo di ferirla.
Ma lei se ne stava andando davvero, i suoi capelli ondeggiavano verso orizzonti lontani.. e davvero lui non poteva concepire un solo secondo senza di lei. La sofferenza che aveva provato in quel periodo non era descrivibile neanche con le parole peggiori del mondo. Sì è vero, aveva avuto Elizabeth e si era affezionato a lei ma non era affatto la stessa cosa.
« Ti prego, no.. »
Sussurrò, portandosi le mani tra i capelli.
Il suo cuore gli diceva una cosa, la mente vagava per tutt'altre ipotesi. Non sapeva cosa fare, la guerra che aveva dentro lo stava lentamente uccidendo.. da un lato era talmente egoista che voleva essere felice con lei, per darle tutto quello che non era riuscito a donarle in passato, mentre dall'altro voleva solamente allontanarla per non distruggerla ancora di più di quanto non avesse già fatto. Gli tremava il cuore, gli tremava il cuore ed aveva paura.
« Aspetta J.. aspettami! »
Ma forse non l'aveva sentito, forse era già troppo lontana. Lontana da quel punto, lontana da quella discussione, lontana da lui.. ma mai abbastanza lontana dal suo cuore che, ancora, tremava.
 
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7 replies since 22/4/2011, 21:27   218 views
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