| Avevi promesso, lo sai? Avevi promesso che le saresti rimasto accanto per sempre, che non avresti più neanche tentato di abbandonarla come in passato; avevi giurato - sia a lei che a te stesso - che stavolta non avresti commesso lo stesso errore, che stavolta saresti stato abbastanza forte da prenderti la responsabilità delle tue azioni. E invece, Alexander? Sei scomparso nel nulla un'altra volta. Ma stavolta non hai scuse, non hai giustificazioni. Stavolta dovrai pagare a caro prezzo la tua idiozia perchè non hai ancora capito che da ogni tuo gesto dipende la felicità di qualcun altro; anzi no, dipendeva la sua felicità. Dicevi che ti importava di lei, dicevi che era la cosa più importante della tua vita. E invece guardati e guarda lei: l'hai persa per sempre. I giorni dell'abbandono. Potrei definire così i dì e le notti che si sono susseguiti da quelle ore trascorse su un tetto a Parigi, in compagnia della creatura che io stesso ho distrutto. Non ho la presunzione di dire che lei senza di me non riesca a vivere, ma sono certo che il mio comportamento l'abbia in qualche modo cambiata. Non mi pento della scelta che ho fatto, non credo che io e lei saremmo potuti stare insieme a lungo: ha bisogno di qualcuno che abbia la costanza e la coerenza per prendersi cura di lei. Ed io, che non sono stato in grado neanche di custodire la mia piccolina, come potrei mai proteggere Jenny? Ciò non vuol dire che sia stato facile ignorare le sue lettere, ciò non vuol dire che non abbia avuto la tentazione di risponderle o di cercarla. Vuol dire solo che ho preso la scelta migliore per lei e, quando lo capirà, me ne sarà grata. « Rimani qui…rimani qui per sempre. » Mi aveva chiesto. « Niente riuscirà più a portarmi via, io voglio restare qui, con te. » Le avevo risposto. Mi odio per questo, mi odio per averla convinta di qualcosa di cui non ero affatto sicuro. Non credo mi perdonerà facilmente, non credo mi perdonerà e basta.
« Ma perchè no?! » « Cameron, ti ho detto mille volte che non mi va di partecipare ad una stramaledettissima festa, okay? » Il tono di voce che aveva adottaro Alex per quell'occasione era tutto, meno che pronto ad una resa. Erano ore che il suo compagno di stanza tentava di convincerlo a partecipare alla festa che si sarebbe svolta quella sera stessa negli spazi esterni al castello, ma non c'era stata una sola volta in cui aveva pensato di accettare quella proposta. Il sole era ormai quasi del tutto tramontato e l'espressione di Cameron passò da implorante ad adirata ed una volta abbottonata completamente la camicia guardò torvamente il suo migliore amico. « Senti, non ho intenzione di sprecare una delle nostre ultime serate di libertà chiuso in camera come te. Io vado lo stesso, se poi cambi idea sai dove trovarmi. » Concluse, sbattendosi la porta alle spalle. Qualche volta quel ragazzo era insopportabile: pretendeva che tutti facessero quello che voleva lui. Non esistevano altro che feste, divertimento e sballo. A volte era divertente stare in sua compagnia: si riusciva a non pensare a niente. Molte altre volte - nella maggior parte dei casi - invece, era quasi impossibile non detestarlo. Quella sera infatti Alexander aveva bisogno di starsene un po' da solo, ragion per cui non aveva voluto cedere alle proposte dell'amico. Già, amico. Forse un tempo era così. Era ormai diverso tempo che il Corvonero non riusciva più a guardare l'altro sotto quel punto di vista. Non sapeva esattamente da quando, ma una vaga e confusa idea si era formata nella sua mente: non aveva certo dimenticato quella volta in cui l'aveva quasi Schiantato. Lui aveva provato a toccarla, aveva avuto dei pensieri su lei che.. che.. Dio, ancora gli era impossibile pensarci. Per un mese buono i due non si erano parlati: avevano vissuto nella stessa camera senza neanche guardarsi negli occhi. Poi Cameron aveva deciso di scusarsi e di perdonare l'istintività di quello che considerava un fratello e così tutto era apparentemente tornato a posto. Peccato però che Alex non riuscisse ancora ad accettare quello che era accaduto; ma se allontanava anche lui sarebbe rimasto da solo e, diciamolo, Shad era stato l'unico ad essergli rimasto vicino anche nei momenti peggiori. Stava pensando a lei. Sì, anche quella sera, completamente solo nella sua stanza, i pensieri non potevano far altro che correre al suo volto acqua e sapone colmo di una dolcezza immensa, immutato dall'ultima volta che l'aveva vista. Molti gli avevano detto che durante l'estate la piccola Noth era impressionantemente cambiata e somigliava più a una donna che ad una bambina. Il Corvonero aveva preferito evitarla, per quel che gli era possibile: forse aveva paura di vedere quanto in lei fosse mutato, forse temeva che oltre all'aspetto fisico fosse mutato anche qualcos'altro dentro di lei. Con un gesto della mano fece cadere a terra la pergamena, la piuma d'oca ed il calamaio grazie ai quali stava scrivendo una lettera alla zia e, rassegnatosi all'idea che comunque non sarebbe riuscito a scrivere niente di decente, decise di alzarsi dalla piccola scrivania in comune con il suo compagno di stanza. Non sapeva esattamente cosa fare, di certo aveva bisogno di qualcosa che potesse ammazzare il tempo: talvolta perfino la magia poteva risultare inutile. Tutto in quella camera era perfettamente in ordine: i vestiti erano piegati, i libri impilato, i letti rifatti.. dannazione! Sbuffando si diresse verso i bagni, deciso a trovare una distrazione. Sinceramente si sorprese ad essere rincuorato per il fatto che non vi fosse nessuno in giro e così, annoiato, decise di farsi un bagno in una di quelle vasche che aveva sempre trovato un po' esagerate così da vedere se fosse possibile allontanare per un po' tutti i suoi pensieri. Si immerse totalmente nell'acqua non appena notò che aveva raggiunto una temperatura abbastanza elevata e si ritrovo ad osservare i movimenti delle bolle di sapone che giocavano tra di loro. Passò almeno una ventina di minuti in quella sorta di mondo parallelo, completamente incantato e senza concezione di tempo alcuna. Era un bel passatempo, quello. E di certo lo sarebbe stato ancora di più se ad un certo punto le sue dita non avessero cominciato a mostrare i primi segni della permanenza in acqua. Allora, esasperato, decise di porre fine a quei minuti di puro paradiso, rendendosi conto che non avrebbe potuto comunque prendere monopolio del bagno; perse un'altra decina di minuti ad asciugarsi, adoperando metodi babbani così da poter perdere più tempo possibile. Quando fu assolutamente certo di non aver più niente da fare, annodò l'asciugamano in vita così da coprirsi e si diresse nuovamente verso la sua camera, distante solamente un paio di porte. Una votla oltrepassato l'uscio però, si accorse che qualcosa era cambiato. L'odore assolutamente neutro che di solito impregnava quell'ambiente era stato soffocato da un profumo molto più dolce che il Corvonero avrebbe riconosciuto tra mille. « Hey. » Una voce piuttosto calda lo colpì in quel momento e, non appena portò i suoi occhi verso il letto, scorse la figura di una ragazza dai lunghi capelli corvini e dai grandi occhi color nocciola. Era seduta sulle sue lenzuola scure, gambe accavallate e corpo perfettamente avvolto in un vestito verde smeraldo. Alexander si maledisse mentalmente per non aver indossato nuovamente l'uniforme e per aver preferito una semplice asciugamano che, diciamocelo, lasciava all'immaginazione lo stretto necessario. « Hey, ciao. » Rispos, titubante. « Ho pensato che, non so, magari potremmo stare un po' insieme. Cameron mi ha detto che non avevi niente da fare ed allora.. » Uccidere Cameron Shad a tutti i costi. « Ehm, a dire il vero stavo andando a quella festa, presente? » L'espressione sul volto della Corvonero mutò impercettibilmente. « Ah. » Si limitò a rispondere. « hey Elizabeth, perchè non ci andiamo insieme? » In quello stesso momento si prese mentalmente a ceffoni per ciò che aveva appena detto: era un totale, completo, colossale idiota. Quella ragazza gli stava già abbastanza appiccicata senza che lui le proponesse di farsi vedere in pubblico. Indossò al volo un paio di jeans scuri, una camicia bianca ed un paio di scarpe da ginnastica e si diresse verso gli esterni di quella scuola, seguito dalla figura semi-divina di quella ragazza che tutti trovavano esageratamente bella. In lui, però, non aveva suscitato niente di particolare. Quando i due raggiunsero la festa, questa era già decollata. C'era gente disfatta dovunque ed Alexander capì immediatamente che uno come Cameron non avrebbe mai potuto mancare. A proposito di lui, dove diamine era? Ci vollero diversi minuti per identificarlo, ma il Corvonero scorse la sua figura appoggiata ad un albero posto esattamente accanto al tavolo delle bevande al quale stavano diverse persone. L'amico sbattè le palpebre un paio di volte poi, guidato probabilmente dall'alcol, scoppiò in una fragorosa risata. « Guarda un po' chi ci ha degnati della sua presenza, Alexander! Lo dico sempre io che quella ragazza fa miracoli. » Urlò, per correre incontro ai due subito dopo. Molte persone si voltarono a guardarli ed il ragazzo ebbe davvero voglia di stordire il compagno di stanza per farlo stare zitto, ma ormai quel che era fatto, era fatto. Elizabeth, accanto a lui, scoppiò a ridere avvinghiandosi al suo braccio. Sarebbe stata una lunga serata, a dire poco.
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